Prosciutto di Carpegna, Casciotta di Urbino, formaggio di Fossa di Sogliano, olio extravergine di oliva di Cartoceto, lenticchia di Castelluccio, maccheroncini di Campofilone, oliva all’ascolana. Sono alcuni dei prodotti Dop e Igp marchigiani e rappresentano altrettanti biglietti da visita della produzione alimentare regionale. Nell’anno di Expo 2015, le imprese dell’artigianato alimentare di qualità possono rappresentare un volano fondamentale per l’economia delle Marche. A sostenerlo uno studio dell’Università Politecnica di Ancona per Trend Marche, l’Osservatorio di CNA e Confartigianato sulle piccole e medie imprese regionali con meno di venti addetti.
Nelle Marche le imprese dell’artigianato alimentare sono 3.136 pari al 26,7 per cento del totale delle imprese del settore. Il comparto più consistente è quello della ristorazione e dei cibi da asporto (40,5 per cento), seguito da pasticcerie, panifici e gelaterie artigianali (37,1), pastifici (10,5) e conservazione e lavorazione di prodotti a base di carne (3,3).
Da sottolineare come l’attività delle imprese alimentari marchigiane sia strettamente legata alle produzioni di qualità. Nella nostra regione vi sono 6 prodotti Dop e 6 Igp che coinvolgono 186 aziende di cui 123 operanti nella trasformazione di carni fresche, pari al 14,1 per cento del totale nazionale. In questa classifica le Marche sono precedute solo da Toscana (23,8) e Campania (15,6).
Dall’indagine dell’università Politecnica sulle imprese alimentari marchigiane, sono emerse le esigenze di innovazione e internazionalizzazione del comparto produttivo per aumentarne la competitività. Forte anche l’esigenza di “pesare” di più sui mercati esteri attraverso contratti di rete e alleanze tra imprese.
Le imprese dell’artigianato contribuiscono in maniera determinante all’export dei prodotti alimentari, sia direttamente sia come subfornitrici di imprese committenti esportatrici. Nel 2014 l’export alimentare marchigiano è stato di 150,9 milioni di euro, con un calo di 17,4 milioni di euro rispetto all’anno precedente. Un calo imputabile interamente ai prodotti per l’alimentazione animale (-20 milioni di euro) ed ai mercati asiatici che hanno registrato un calo di 16,6 milioni di euro. L’export alimentare nei Paesi europei lo scorso anno è invece aumentato del 3,1 per cento, con punte del 20 per cento nel Regno Unito, del 15,9 in Germania, (che resta il primo mercato del nostro export alimentare con merce esportata per 22,5 milioni di euro) e del 13,3 in Francia. Positive anche le vendite negli Stati Uniti (+5,5).
Per quanto riguarda il territorio regionale, sono le province di Ancona e Pesaro Urbino che contribuiscono maggiormente all’export di prodotti alimentari della regione, con 44,8 e 43,7 milioni di euro. Seguono Ascoli Piceno (30,2 mln), Macerata (28,2) e Fermo (4,0).
Quali prodotti esportiamo? Soprattutto frutta e verdura fresca, congelata e conservata (24,4 milioni di euro), prodotti da forno (19,1 milioni di euro), carne conservata e lavorata (13,4), pesce e crostacei conservati e surgelati (10,4) prodotti latteari e caseari (7,3). Un grosso peso nell’export alimentare marchigiano ce l’hanno anche i prodotti per l’alimentazione degli animali, anche se tra il 2013 e il 2014, si è registrato un crollo da 35,9 a 15,9 milioni di euro.
Nell’epoca della globalizzazione alimentare, anche i numeri delle importazioni sono consistenti e in crescita. Nel 2014 le Marche hanno importato prodotti alimentari da 63 Paesi per 271,2 milioni di euro rispetto ai 269,6 dell’anno precedente. Il paese dal quale importiamo di più è la Germania con 54 milioni di euro, soprattutto prodotti latteari e caseari. Seguono i Paesi Bassi con 26,5 milioni e la Spagna (25,3), entrambi con pesci, crostacei e molluschi surgelati e conservati.
Da sottolineare i flussi commerciali ingenti diretti alle Marche da Paesi molto lontani: dall’Ecuador importiamo 16,8 milioni di prodotti alimentari. Dall’India l’import è di 8,3 milioni, dalla Colombia di 5,3 milioni di euro e dall’Indonesia di 4,7 milioni. Per tutti questi Paesi l’import marchigiano riguarda quasi esclusivamente pesci, crostacei e molluschi lavorati e conservati.