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Nelle micro e piccole imprese i nuovi posti di lavoro marciano a un ritmo quattro volte superiore al Pil

Nelle micro e piccole imprese i nuovi posti di lavoro marciano a un ritmo quattro volte superiore al prodotto interno lordo. Stiamo parlando di contratti a tempo indeterminato, a tempo determinato, di apprendistato. Altro che crescita senza occupazione. Fugate, quindi, le paure di “jobless recovery”. Perlomeno nelle micro e piccole imprese.

Lo rileva l’Osservatorio Mercato del Lavoro CNA, curato dal Centro Studi della Confederazione, che analizza mensilmente l’andamento dell’occupazione in un campione di 20.500 micro e piccole imprese con 125mila dipendenti.

A febbraio 2016 l’occupazione nelle micro e piccole imprese è cresciuta dello 0,4 per cento su gennaio e del 2,5 per cento su febbraio 2015, l’aumento mensile più elevato degli ultimi quindici mesi. Tutto questo a fronte di un incremento del Pil che nell’intero 2015 si è fermato allo 0,7 per cento. Se la calcoliamo a partire dal primo dicembre del 2014 (quando è stata varata la Legge di Stabilità per il 2015) al 29 febbraio di quest’anno, l’occupazione nelle micro e piccole imprese è aumentata del 3,9 per cento:

Ha permesso questo risultato il combinato disposto di due fattori. L’indiscussa capacità dei Piccoli di “sentire il vento” e di reagire in tempi rapidi a ogni variazione della congiuntura, anche minima. Le novità legislative introdotte negli ultimi due anni, che hanno semplificato le procedure di assunzione tramite i contratti a tempo determinato (Decreto Poletti), reso più convenienti le attivazioni a tempo indeterminato (Legge di Stabilità per il 2015), ridotti i rischi per le imprese sulla flessibilità in uscita (Jobs Act).

L’incremento su base annua scaturisce dalla forte diminuzione delle cessazioni (-5,9 per cento) che ha superato la variazione, a sua volta negativa, delle assunzioni (-4,4 per cento).

Il calo delle cessazioni ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, sia pure su scale differenti: -1,5 per cento il tempo indeterminato, -9,8 per cento il tempo determinato, -10,7 per cento l’apprendistato.

Il calo delle assunzioni quest’anno deriva soprattutto dal crollo dei nuovi contratti a tempo indeterminato (-36 per cento), a fronte dell’incremento delle assunzioni a tempo determinato (+15,3 per cento) e dei contratti di apprendistato (+29,3 per cento). Un anno fa, invece, le assunzioni a tempo indeterminato erano aumentate del 7,6 per cento, più dei nuovi contratti  a tempo determinato (+7,1 per cento). Un forte calo (-24,1 per cento) era stato registrato dai contratti di apprendistato. A fare la differenza: la decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato. Questo dispositivo, nel 2015, prevedeva l’esonero al 100 per cento su un limite massimo di 8.060 euro; dal primo gennaio scorso, l’esonero è ridotto al 40 per cento con un tetto abbassato a 3.250 euro.

Per effetto di queste dinamiche, tra febbraio 2015 e febbraio 2016 sono cresciuti gli occupati a tempo determinato (+63,7 per cento) e gli apprendisti (+14,3 per cento); risultano invece in calo gli occupati a tempo indeterminato (-2,3 per cento). Ma va tenuto presente che nelle micro e piccole imprese la stabilità dell’occupazione rimane un elemento fondativo e strutturale: riguarda, infatti, l’87,8 per cento dei contratti.

 

   

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