“La nostra bandiera del 1° maggio è fatta con la materia del nostro lavoro: le immagini”, con queste parole il presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia, Franco Bocca Gelsi, presenta lo spot promosso da CNA per sensibilizzare Governo, regioni e opinione pubblica sul futuro dei lavoratori e delle imprese dell’audiovisivo.
Si chiama No Signal il video realizzato da produttori, distributori, sceneggiatori, registi, montatori, professionisti dell’audiovisivo e creatori di contenuti alternativi che fanno parte di un settore duramente colpito durante la crisi Coronavirus.
Già nelle settimane precedenti, CNA Cinema e Audiovisivo Milano e Lombardia aveva lanciato un grido d’allarme chiedendo apertamente l’apertura di un tavolo di crisi regionale, non solo come altre regioni hanno fatto, ma anche per concertare con il Governo centrale le misure più idonee per ogni settore e ogni specificità territoriale.
Le imprese lombarde sono circa 2.000 e producono un fatturato di oltre 6 miliardi impiegando ben 20.000 addetti. Il peso economico ed occupazionale del settore Cinema e Audiovisivo in Regione Lombardia è di poco inferiore a quello del Lazio, dove, nell’immaginario collettivo “si fa il cinema”. In Lombardia, inoltre, c’è una prevalenza nel settore di imprese medio-piccole e numerose one man companies, a fronte di poche grandi imprese. Il 75% delle case di produzione ha sede a Milano. Le attività di produzione audiovisiva e di emissione televisiva si intrecciano inoltre con la pubblicità e i new media, i prodotti multicanale, senza contare le imprese che producono e investono in gaming.
“Mi stupisco sempre – continua Bocca Gelsi – quando il nostro Paese non si rende conto di quanti lavoratori e imprese girano attorno a quello che comunemente chiamiamo il cinema. E come, già in regime di normalità, la precarietà ed il rischio siano la forma endemica di questo settore. Nonostante l’industria creativa sia creatrice di una percentuale notevole del Pil di questo Paese, e nonostante non venga sostenuta quanto dovrebbe. In questa emergenza siamo e saremo le vittime certe se le istituzioni non ci ascoltano, specie nella programmazione della Fase 2”.