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Nuova Imposta sul reddito imprenditoriale. CNA: “Introducendo l’IRI si ridurrebbe il total tax rate sul reddito d’impresa”

Sono oltre mezzo milione le imprese in Italia che, secondo la CNA del Trentino Alto Adige, trarrebbero beneficio dall’introduzione dell’IRI, la nuova imposta sul reddito imprenditoriale citata dal premier Matteo Renzi, destinata in particolare alle imprese individuali e alle società di persone.

“L’obiettivo – spiega Claudio Corrarati, presidente di CNA del Trentino Alto Adige, esaminando i dati dell’Ufficio Politiche fiscali della Confederazione degli artigiani – è quello di premiare chi investe nella propria azienda, sottraendo gli utili reinvestiti alla tassazione Irpef”. Con l’aliquota al 24%, il total tax rate sul reddito di impresa, cioè la percentuale di reddito che ogni anno viene mangiata dal totale delle tasse, scenderebbe, secondo i calcoli della CNA, di due punti percentuali rispetto ad oggi. “La nuova imposta – aggiunge Corrarati – sarebbe un modo per avvicinare il piccolo imprenditore alla Pubblica Amministrazione, ricreando il feeling perduto tra la creazione del reddito d’impresa e il Fisco, inoltre permettendo alle piccole e micro imprese, tessuto forte dell’economia del Trentino Alto Adige, di contribuire in modo adeguato e sostenibile al sistema fiscale del Paese. È da valutare che ricadute avrebbe l’introduzione dell’IRI sui bilanci delle Province Autonome di Bolzano e Trento, alla luce dell’accordo per il finanziamento dell’Autonomia raggiunto con lo Stato a ottobre del 2014”.

Il nuovo criterio di tassazione, secondo l’Ufficio Politiche fiscali di CNA, “lascerebbe alla onerosa aliquota progressiva dell’Irpef solamente la parte di reddito d’impresa prelevata dall’imprenditore per soddisfare i propri bisogni e quelli della propria famiglia; la parte che resta in azienda, invece, verrebbe tassata ad un’aliquota proporzionale più contenuta, allineata all’aliquota di tassazione prevista per le società di capitali”, cioè all’Ires. L’introduzione del nuovo tributo, sebbene nell’immediato porterebbe benefici solamente ad una parte di imprese individuali e società di persone, “segnerebbe comunque un cambiamento importante e strutturale della tassazione, sempre più verso l’equità del prelievo”.

Sulla base dei dati relativi alle dichiarazioni fiscali riferiti all’anno d’imposta 2013 resi disponibili dal Mef, risulta che circa il 19,4% delle imprese individuali, pari a quasi 400 mila soggetti che dichiarano un reddito complessivo Irpef superiore a 30 mila euro, avrebbero un beneficio grazie all’applicazione dell’Iri. Delle 820 mila società di persone, il beneficio riguarderebbe invece poco meno di 126.000 imprese.

“L’introduzione dell’Iri – precisa l’analisi di CNA nazionale – consentirebbe di uniformare i criteri di tassazione del reddito prodotto dalle imprese personali (imprese individuali e società di persone) con quello delle società di capitali. In particolare, anche le imprese personali avrebbero finalmente un’imposta propria, con una tassazione proporzionale ad aliquota ridotta dei redditi lasciati in azienda e destinati agli investimenti, allineata alla tassazione Ires delle società di capitali”. Ipotizzando un’Iri al 24% e posto a circa 30 mila euro la parte di reddito prelevata dall’imprenditore per far fronte alle esigenze personali, circa 2.500 euro al mese, l’impresa posta a base dell’Osservatorio CNA registrerebbe una riduzione del Total Tax Rate, ferme tutte le altre variabili, di circa 2 punti percentuali, dall’attuale 62% al 60,3%. 

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