Solo pochi giorni fa – mercoledì 12 ottobre – si è aperto quello che formalmente viene chiamato percorso partecipato sul RUE che i Comuni della Romagna Faentina andranno ad adottare sulla base di quello approvato dal Comune di Faenza; l’obiettivo è quello di chiudere con l’adozione del nuovo RUE entro la fine dell’anno, concedendo quindi un tempo limitatissimo per qualsiasi approfondimento.
“Si tratta di un metodo che non ci soddisfa – affermano i dirigenti della CNA dell’Unione della Romagna Faentina – in quanto è mancato un confronto nel merito con le Associazioni di impresa e, a quanto ci risulta, con gli stessi tecnici progettisti. Gli argomenti trattati da un Piano di Regolamentazione Urbanistica avranno dirette ricadute sulle attività economiche e sugli interventi di natura edilizia che riguarderanno l’intero territorio e non si può chiudere il tutto con una semplice riunione di presentazione delle linee di indirizzo senza valutare su ogni singolo comune le ricadute sul tessuto economico locale. E’ vero che su Faenza c’è stata un’ampia fase di confronto, chiusa con molti elementi critici che le Associazioni di impresa portarono all’attenzione della Amministrazione Comunale anche attraverso l’organizzazione di una assemblea pubblica, ma è altrettanto vero che ogni territorio ha le proprie peculiarità e diverso è l’impatto degli insediamenti produttivi nelle aree di pianura prossimi alle vie di comunicazione da quello delle aree collinari che hanno un’altra vocazione e poca densità abitativa.
Vogliamo riprendere quanto riportammo sui contenuti del RUE di Faenza: gli obiettivi di fondo che vengono richiamati sono condivisibili: privilegiare gli interventi sull’esistente aumentando la densità urbana, dare possibilità di ampliare gli edifici, meno vincoli posti nell’area urbana, più libertà alle destinazioni d’uso. Occorre che il progetto sia accompagnato dal censimento dei consumi energetici e dallo studio sulla vulnerabilità sismica, un’azione importante che tocca direttamente l’organizzazione della città nei suoi sistemi produttivo e residenziale.
Si tratta di affrontare anche un cambio culturale nell’attività dell’Ente Pubblico in fatto di controllo urbanistico, passare dal controllo formale al controllo di valutazione, un metodo che deve tenere conto della compatibilità del singolo intervento con la situazione del territorio in cui è insediato e che dovrà passare necessariamente da una nuova formazione culturale e professionale dei dipendenti pubblici chiamati alla verifica e al controllo. Gli obiettivi condivisibili nelle affermazioni di principio devono avere realmente al centro il tema della semplificazione nei procedimenti richiesti e chiarezza nella interpretazione degli atti. Secondo noi il RUE deve riuscire ad essere una opportunità di sviluppo, uno strumento snello e flessibile, di facile a chiara interpretazione e accompagnare con azioni e opportunità le affermazioni che contiene, non solo uno strumento prescrittivo o con nuovi vincoli, ma uno strumento che aiuta a facilitare attività e iniziative per qualificare lo sviluppo della città e del suo territorio”.
“Secondo noi – ribadiscono ancora i dirigenti della CNA della Romagna faentina – occorre che gli strumenti urbanistici favoriscano la ripresa del comparto delle costruzioni e si tenga conto della tragica esperienza cui ogni terremoto ci richiama: la manutenzione degli edifici deve potere essere effettuata attraverso la possibilità della demolizione e ricostruzione per potere affrontare l’adeguamento antisismico, razionalizzando costi e tempi di intervento con l’introduzione delle nuove tecnologia costruttive.
E’ necessario porre una particolare attenzione allo sviluppo del comparto manifatturiero favorendo da un lato l’insediamento di nuove attività, e dall’altro la possibilità per le attività esistenti di potersi ampliare là dove sono oggi insediate, questo anche per le attività e i laboratori artigianali che non rientrano all’interno della aree produttive.
Occorre uscire dalla visione scenografica del territorio per passare a una logica che stimola e incentiva al recupero e riqualificazione nel rispetto necessario della qualità estetica e ambientale. I tempi brevi per la adozione del RUE rispondono anche all’esigenza di utilizzare un contributo regionale, in attesa di una nuova legge urbanistica che comporterà modifiche successive. Non comprendiamo, quindi, perché si sia scelta la strada di non avviare per tempo, anche con le Associazioni di Impresa, quel confronto necessario ad affrontare l’esame e la soluzione dei problemi che vengono sottoposti riducendo invece la partecipazione a un mero atto formale”.