Malgrado la crisi l’artigianato continua a creare lavoro. Sono 60.852 i dipendenti occupati in 17.283 imprese artigiane marchigiane di cui il 43 per cento donne. (53.744 i lavoratori aderenti all’Ebam).
Pochi investimenti, credito in calo, produzione e fatturato stazionari. Prosegue la lunga notte dell’artigianato marchigiano. Una notte cominciata nel 2008 e che non sembra destinata a finire nel 2017. E’ questo il quadro che emerge dai dati dell’Osservatorio Ebam, presentati ad Ancona dal presidente dell’Ente bilaterale Marco Pantaleoni e dal vicepresidente Renzo Perticaroli. L’evento, che ha visto la partecipazione dei ricercatori Giovanni Dini, Fabiana Screpante e Novella Lodolini, ha registrato anche la presenza dell’Assessore regionale al Lavoro e Formazione Loretta Bravi.
Nelle Marche le imprese artigiane sono 46.283. Negli anni della lunga notte se ne sono perse ben 6.261, di cui 1.091 nel solo 2016. Significa che la crisi si è portata via più di un’impresa ogni dieci. Nonostante tutto le Marche restano la regione più artigiana d’Italia: è artigiano il 32,5 per cento delle imprese rispetto ad una media nazionale del 25,4 per cento. Un peso, quello dell’artigianato nell’economia marchigiana che trova una conferma nella capacità di produrre ricchezza: il 18,3 per cento del valore aggiunto prodotto sul territorio marchigiano proviene dalle imprese artigiane. Un primato nazionale con la media italiana ferma all’11,5 per cento.
Malgrado la crisi l’artigianato continua a creare lavoro. Sono 60.852 i dipendenti occupati in 17.283 imprese artigiane marchigiane di cui il 43 per cento donne. (53.744 i lavoratori aderenti all’Ebam).
In una situazione politica ed economica di grande incertezza gli artigiani tendono a rinviare gli investimenti. Nel secondo semestre dell’anno scorso solo il 17,4 per cento delle imprese artigiane con dipendenti ha effettuato investimenti. Soprattutto per cambiare attrezzature (61,5 per cento) e macchinari (43,3). Nel 18,3 per cento dei casi gli investimenti sono stati destinati al rinnovo del parco automezzi, nel 37,5 per cento all’Ict e nel 7,7 per cento per l’acquisto o ristrutturazione di immobili.
E se gli investimenti languono, i prestiti all’artigianato calano. A settembre 2016 ammontavano a 2 miliardi di euro, con una diminuzione di 287 milioni di euro (-12,5 per cento) rispetto a settembre 2015. Come se non bastassero le difficoltà di accesso al credito bancario, le imprese artigiane nel 2016 hanno visto allungarsi le dilazioni concesse ai loro clienti nel 26 per cento dei casi. Al contrario, quando si tratta di chiedere dilazioni ai creditori, solo il 4,3 per cento degli artigiani ottiene una risposta positiva.
In questo quadro, anche nel 2016 la maggioranza delle imprese artigiane delle Marche, ha mantenuto stazionari i livelli di produzione e fatturato (61,8 per cento) mentre il 18,5 per cento li ha aumentati e il 19,7 per cento ha registrato un calo produttivo.
Il futuro che non cambia. Allungando lo sguardo al primo semestre dell’anno in corso, dallo studio dell’EBAM emerge che le imprese puntano a mantenere le loro posizioni. Infatti oltre l’80 per cento delle imprese si aspetta attività e fatturato immutati rispetto al 2016. Previsioni che migliorano per le imprese che hanno sbocchi sul mercato estero; di queste, infatti, una su quattro prevede di aumentare il fatturato nei prossimi mesi contro il 13,1 per cento delle aziende che guardano al mercato nazionale e al 9 per cento di quelle che si limitano ad agire sul mercato locale. In frenata anche gli investimenti, previsti nel primo semestre 2017 soltanto dall’8,2 per cento delle imprese.