La nuova Pac, entrata in vigore il primo gennaio 2023, prevede una serie di interventi a favore degli olivicoltori. Tra questi c’è anche l’Ecoschema 3, una misura volta a sostenere e migliorare la produttività degli oliveti di particolare valore paesaggistico e storico. L’Eco 3 prevede un pagamento di 220 euro ad ettaro, ma impone anche alcuni obblighi, tra cui il divieto di bruciare i residui di potatura.
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Cosa prevede l’Ecoschema 3 e quali sono gli obblighi che devono rispettare gli olivicoltori.
L’Eco 3 prevede un pagamento di 220 euro ad ettaro per gli oliveti di particolare valore paesaggistico e storico. È prevista anche una maggiorazione del 20% (che porta il pagamento a 264 euro) per quei campi che ricadono nelle aree Natura 2000 o Zvn, Zone Vulnerabili ai Nitrati di origine agricola.
Possono richiedere questo pagamento tutti gli olivicoltori in possesso di oliveti con una densità media (a livello di parcella agricola) inferiore a 300 piante per ettaro e quelli individuati dalla regione o provincia autonoma competente per territorio, fino ad un massimo di 400 piante per ettaro, in base ad elementi oggettivi quali l’architettura degli impianti, le tecniche di allevamento ed altre pratiche tradizionali. La densità minima è di 60 piante ad ettaro e viene calcolata a livello di parcella agricola.
Ogni Ecoschema comporta una serie di obblighi, con finalità climatico ambientali, che l’agricoltore è tenuto ad assolvere per poter accedere ai pagamenti.
Nello specifico l’Eco 3 prevede che:
- L’agricoltore assicuri la potatura degli olivi almeno una volta ogni due anni. Questo viene imposto per migliorare la produttività degli oliveti tradizionali, che talvolta non vengono potati per ragioni di costo.
- Non si possa bruciare in loco i residui di potatura, salvo diversa indicazione da parte delle autorità fitosanitarie. Chi non intende aderire a questo Ecoschema, ovviamente, può bruciare i residui di potatura in campo, rispettando però la normativa di settore.
- Si mantenga l’oliveto oggetto di impegno nel suo status quo, quale valore paesaggistico e divieto di conversione, anche attraverso infittimenti, in sistemi più intensivi. L’impegno deve essere mantenuto per almeno un anno successivo a quello di adesione all’Ecoschema.
Perché è vietato bruciare i residui di potatura dell’olivo?
Come detto, gli Ecoschemi sono dei pagamenti, previsti dal Primo Pilastro della Pac (i Pagamenti diretti), che hanno una finalità climatico ambientale. Hanno cioè come obiettivo quello di rendere l’agricoltura più sostenibile per il clima e il territorio. Nel Piano Strategico Pac (Psp) si legge infatti che “il divieto di bruciatura in loco fa sì che l’Ecoschema concorra alla mitigazione dei cambiamenti climatici riducendo le emissioni”.
Sempre nel Psp sono ben spiegati i motivi che hanno spinto il legislatore a varare l’Ecoschema 3. “L’Ecoschema punta al mantenimento di un modello scarsamente produttivo, per rallentare la sua sostituzione con sistemi intensivi e superintensivi, come è accaduto in altri Paesi europei, che danneggerebbero il paesaggio, determinerebbero un incremento degli input chimici ed una irrimediabile perdita di biodiversità”.
Inoltre, si legge sempre nel Psp, “l’Ecoschema è indirizzato a sostenere il mantenimento degli oliveti quale patrimonio del paesaggio agrario e dove l’olivicoltura tradizionale svolge importanti funzioni ambientali quali la tutela della biodiversità agricola, la prevenzione del dissesto idrogeologico e del rischio di incendi”.
E ancora: “L’Ecoschema mira pertanto a preservare e valorizzare gli aspetti paesaggistici e storici delle aree olivetate del territorio italiano, tutelando le caratteristiche di un’olivicoltura tradizionale, meno produttiva rispetto ad un metodo produttivo più intensivo, a maggior fabbisogno di input”.