Comprendere la natura della crisi della pelletteria e trovare gli strumenti per affrontarla. Questo l’obiettivo della ricerca, commissionata da CNA Toscana e dalla Fondazione CNA Opera, al professore Gaetano Aiello dell’Università di Firenze su un campione di 119 aziende del comprensorio del cuoio aderenti ad Assa (Associazione lavorazioni conto terzi settore conciario). La ricerca è stata presentata questa mattina a Santa Croce sull’Arno. Presenti all’iniziativa il presidente e il direttore di CNA Toscana, rispettivamente, Luca Tonini e Antonio Chiappini; il segretario della Fondazione CNA Opera, Alessandro Farisei; il direttore di CNA Pisa, Giuseppe Sardu; la coordinatrice Area sindacale cuoio CNA Pisa, Barbara Carli; la vicepresidente e il direttore di Assa, rispettivamente Simona Vezzi e Gionata Moroni.
Dall’analisi dei dati emerge che, comparando il 2023 con il 2024, il 73% delle imprese esaminate prevede una riduzione del fatturato, di queste il 38% prevede una diminuzione superiore al 20%. Solo il 6% del campione prevede incrementi.
Prendendo in considerazione i dati storici analizzando la situazione degli ultimi cinque anni per il settore della concia: prima si è assistito ad una ripresa con conseguente crescita del fatturato tra il 2019 e il 2022 con un più 8%, nel 2023 inizia l’inversione di tendenza con una diminuzione che è arrivata al meno 10% tra il 2022 e il 2023 e sicuramente si aggraverà nel 2024, anche alla luce delle previsioni degli imprenditori stessi.
Per quanto riguarda l’impatto sull’occupazione tra il 2019 e il 2022 c’era stata una diminuzione di dipendenti del meno 7%, tra il 2022 e il 2023 l’occupazione è rimasta pressoché stabile (+1%), per il 2024 a consuntivo per il momento l’occupazione dovrebbe tenere, visto che la previsione delle imprese è che il 67% mantenga invariata la consistenza numerica dei dipendenti.
Sul fronte del ricorso alla cassa integrazione le aziende associate ad Assa esaminate affermano di averne fatto ricorso il 44% nel 2023 e ben il 65% quest’anno.
La situazione che si è venuta a creare naturalmente porta al rallentamento anche degli investimenti: tra il 2023 e il 2024 le aziende prevedono di mantenerli invariati, quasi nessuno, ovviamente li incrementerà, ed il 30% procederà ad una riduzione significativa.
“La crisi nasce nella seconda metà del 2023 – spiega Aiello – e poi arriva ad un forte peggioramento nel 2024: tutto questo è una conseguenza della crisi del mercato che vede una riduzione di fatturato delle principali griffe dovuto alla crisi del lusso con particolare riferimento ad alcuni mercati come, ad esempio, la Cina, ma non solo. Prevediamo un 2025 non facile, speriamo che si chiarisca il panorama politico nazionale e che finalmente terminino le guerre. Tra le risposte alla crisi da privilegiare nel breve termine vale la pena di ricordare la necessità di garantire alle lavorazioni conto terzi una visibilità nell’evoluzione degli ordini così che queste possano programmare la propria produzione come nel caso degli operatori a valle della concia e delle griffes del lusso. Ancora, sarà necessaria un’azione concertata di istituzioni territoriali, associazioni e singole imprese a favore delle aggregazioni di imprese così da costituire soggetti più forti ed in grado di affrontare la crisi. Infine, sarà importante estendere e rafforzare due importanti strumenti quali la cassa integrazione e la rinegoziazione dell’indebitamento”.
“I dati sono preoccupanti – aggiunge il presidente di CNA Toscana, Luca Tonini – e comincia a profilarsi il passaggio da crisi congiunturale a crisi strutturale, speriamo che non sia così. Nonostante questo CNA sta studiando dei sistemi per mettere a riparo le proprie imprese da un mondo dell’artigianato che cambia in tutti i suoi aspetti. Crediamo che le situazioni come questa possano essere affrontate insieme e la nostra Confederazione può dare gli strumenti per seguire questi percorsi di aggregazione. CNA ha gli strumenti per rappresentarli – conclude Tonini – tocca adesso agli imprenditori lasciarsi rappresentare”.