“Quota 100” e “Opzione donna” inseriscono elementi di flessibilità alla legge Fornero, che di fatto viene integrata e non superata, e rappresentano per imprenditori, autonomi e dipendenti una buona chance per andare in pensione. I requisiti, le clausole e le casistiche, però, sono così tante che è indispensabile l’assistenza di un patronato. È quanto emerso dalla serata informativa “Quota 100: chi è dentro e chi è fuori”, organizzata ieri sera (28 febbraio 2019) da CNA-SHV e Patronato Epasa-Itaco Alto Adige. Tra i temi affrontati, anche la pensione e il reddito di cittadinanza.
Claudio Corrarati, presidente di CNA-SHV, ha introdotto la serata con una riflessione: “Siamo qui a chiederci se questa riforma pensionistica sarà l’ultima o se durerà almeno qualche anno, perché con il continuo cambio di regole imprenditori, autonomi e lavoratori dipendenti non possono programmare il loro futuro e nemmeno l’attività delle imprese”.
Antonio Licchetta, responsabile Politiche sociali CNA nazionale e responsabile area normativa del Patronato Epasa-Itaco nazionale, ha illustrato nei dettagli il decreto legge 4/2019, combinandolo con la legge Fornero e altri interventi normativi introdotti negli ultimi anni: “Il nuovo decreto legge, che è ancora passibile di modifiche nella conversione in Parlamento che avverrà entro il 29 marzo – ha specificato – non sostituisce la legge Fornero, ma aggiunge nuovi elementi di flessibilità per andare in pensione, come Quota 100 e Opzione donna”.
In pratica, per andare in pensione adesso ci sono le seguenti possibilità: pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi), pensione anticipata (41 anni e 10 mesi di contributi le donne, 42 anni e 10 mesi gli uomini), pensione per lavori usuranti, lavoratori precoci (41 anni di contributi), Quota 100 e Opzione donna. Si aggiungono misure di accompagnamento alla pensione, come l’Ape sociale e l’Ape volontaria/aziendale, l’eccedenza di personale e, novità recente, la pensione di cittadinanza.
Quota 100 prevede l’accesso alla pensione fino al 2021 per chi ha maturato, al 31 dicembre 2018 o matura nel successivo triennio, 62 anni di età e 38 anni di contributi, di cui 35 di contribuzione effettiva senza malattia o disoccupazione. Non ci sono penalizzazioni sull’importo mensile, non è previsto adeguamento alle aspettative di vita. Vale la cristallizzazione del diritto maturato: chi ha i requisiti adesso, può avvalersi dell’opzione anche dopo i tre anni di finestra previsti attualmente. Quota 100 non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente e autonomi. In caso di ritorno al lavoro, la pensione Quota 100 viene sospesa, ma non decade. Un artigiano, ad esempio, non è obbligato a cancellarsi dall’albo. All’Inps sono pervenute già 71.000 domande, di cui 5.600 artigiani, 5.400 commercianti, 24.000 dipendenti privati e 26.000 dipendenti pubblici. Soprattutto uomini, pari a 51.000, perché per le donne è più difficile avere 38 anni di contributi maturati.
Opzione Donna prevede l’acceso alla pensione con 35 anni di contributi e 58 anni di età per le dipendenti e 59 anni per le autonome, maturati entro il 31 dicembre 2018. Anche in questo caso, il diritto viene cristallizzato, non ci sono legami con l’aspettativa di vita.
Siglinde Riegler, direttrice del Patronato Epasa-Itaco Alto Adige, si è soffermata sul reddito di cittadinanza, che sarà in vigore dal 6 marzo, illustrando i requisiti lavorativi, reddituali e patrimoniali per accedere “a quello che è più un’integrazione al reddito familiare e un sostegno per pagare il mutuo o l’affitto di casa che un vero e proprio reddito”. L’obbligo di presentare l’Isee e numerosi altri documenti, comporta la necessità di avvalersi di un Caf e di un Patronato.
Infine la pensione di cittadinanza: “In Alto Adige – ha chiarito al direttrice Riegler – si potrà accedere al sussidio statale o alle prestazioni provinciali di sostegno ai pensionati, ma non si potranno cumulare le due prestazioni. Occorre valutare caso per caso quale delle due è più conveniente”.