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Più che Decreto Rilancio sarebbe opportuno chiamarlo Decreto Ristoro

delusione Più che Decreto Rilancio sarebbe opportuno chiamarlo Decreto Ristoro

“Più che Decreto Rilancio sarebbe opportuno chiamarlo Decreto Ristoro. La dimensione finanziaria del provvedimento è senza precedenti ed è apprezzabile per la sua natura anticiclica. Tuttavia la composizione è fortemente sbilanciata sulla spesa corrente, 42 miliardi rispetto a 8 miliardi in conto capitale, e per questo gli effetti saranno più di parziale ristoro che di effettivo rilancio dell’economia.

Il provvedimento cerca di dare risposte significative al mondo delle piccole imprese per mitigare i danni devastanti provocati da una crisi senza precedenti. E’ di vitale importanza che le misure producano effetti in tempi rapidissimi perché è a rischio la tenuta economica e sociale del Paese.

Nel merito del decreto CNA presenta alcune proposte di miglioramento. In particolare elevare a 100mila euro la soglia di fatturato con ristoro al 25% per il contributo a fondo perduto. In questo modo si consente alle imprese più piccole di compensare i mancati benefici per l’eliminazione del saldo/acconto Irap.

CNA apprezza il potenziamento dell’Ecobonus e al riguardo chiede di estenderlo anche a seconde case e capannoni. Per gli interventi esclusi dal credito d’imposta del 110% è auspicabile l’aumento del 10% del valore della detrazione così da sterilizzare i costi per lo sconto in fattura e cessione del credito.

CNA inoltre chiede interventi ad hoc per il settore del trasporto persone, l’eliminazione della causale nei contratti a termine, calcolo senza soluzione di continuità per la proroga degli ammortizzatori sociali e azzeramento degli oneri generali di sistema sulla bolletta elettrica per il trimestre maggio-luglio”. Questa, in sintesi, la posizione espressa dalla CNA nel corso dell’audizione alla Camera cui è intervenuto il direttore della divisione economica e sociale della Confederazione, Claudio Giovine.

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