La Plastic tax non sembra rispondere a una svolta green piuttosto è l’ennesima tassa in nome dell’ambiente ma che risponde soltanto a logiche di finanza pubblica per far quadrare i conti della prossima manovra. Al riguardo non mancano gli esempi. Tra le misure ambientali poco sostenibili dal punto di vista economico, è l’imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego, definiti MACSI, che, anche se meritoria nell’obiettivo, non individua correttamente le azioni che ad avviso della CNA e delle altre organizzazioni di rappresentanza delle imprese avrebbero dovuto essere messe in campo.
Colpire indifferentemente tutti i prodotti senza alcuna distinzione sulla base delle potenzialità in termini di nuova valorizzazione (attraverso riciclo e recupero) del bene tassato – né per quelli che contengono materiale riciclato – è una misura che si muove in chiara controtendenza rispetto alla volontà dichiarata di sostenere l’economia circolare. Senza contare, poi, che sugli imballaggi in plastica già oggi gravano prelievi ambientali (Contributo Conai) che finanziano positivamente la loro raccolta e riciclo. Contributo che, peraltro, viene già applicato in misura differenziata proprio in base alle caratteristiche ambientali dell’imballaggio.
In aggiunta, è necessario evidenziare come si continui a privilegiare in maniera indistinta come unica tecnologia ritenuta ambientalmente sostenibile quella di cui alla norma UNI EN 13432. Anche questa scelta appare priva di una compiuta analisi che avrebbe dovuto tenere conto in maniera più complessiva delle caratteristiche tecniche, sotto il profilo ambientale, dei beni colpiti, tra cui anche la possibile sostituibilità in base all’utilizzo, elemento fondamentale affinché la tassa introdotta possa rappresentare effettivamente una leva per la riduzione del consumo di tali beni.