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Presentato ieri alla Camera l’emendamento del Governo sulla «raccomandazione vincolante» dell’ANAC alle stazioni appaltanti

Torna, senza le maxi-sanzioni fino a 25mila euro per i dirigenti, il potere dell’ANAC di sollevare il cartellino giallo nei confronti delle amministrazioni colte in fallo nella gestione delle procedure di gara.  Le modifiche sono state concordate con Raffaele Cantone, dunque l’emendamento non dovrebbe subire correzioni in Parlamento.

La norma sull’Autorità presieduta da Raffaele Cantone prevede che ora l’ANAC possa agire in giudizio contro i bandi, gli atti generali e i provvedimenti relativi a contratti di qualsiasi stazione appaltante che violino le norme in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi o forniture.

Se l’ANAC ravvisa gravi violazioni potrà inviare un parere motivato, indicando i vizi di legittimità riscontrati. Se la stazione appaltante non si adegua entro il termine fissato, l’Autorità può presentare ricorso al giudice amministrativo nei successivi 30 giorni. Sarà la stessa ANAC con proprio regolamento a individuare le tipologie di provvedimenti e i casi nei quali esercitare tali poteri.

Con questa modifica viene “spuntata” l’arma della «raccomandazione vincolante» che – nel testo del Decreto Legislativo n.50/20016 (il nuovo Codice) – era in mano all’ANAC. Senza sanzione, al massimo, l’ente che non si adegua rischia di difendere le proprie scelte di fronte a un giudice amministrativo. Cosa che fanno già spessissimo le stazioni appaltanti italiane e pertanto non è avvertita come una efficace minaccia contro gli illeciti.

L’emendamento del Governo va nella direzione suggerita dal Consiglio di Stato che aveva espresso perplessità sui profili di costituzionalità del potere concesso all’Authority. Proprio Palazzo Spada aveva indicato nel suo parere la via che ora ha scelto il governo: anziché minacciare una sanzione fino a 25mila euro, si indicava la strada del parere motivato di richiamo alla PA, con conseguente ricorso al Tar in caso di inadempimento.

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