A dieci anni dal varo della Legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”, alla quale tanto fattivamente contribuì la CNA, l’ordinamento delle professioni non regolamentate rimane ancora valido a livello di impianto ma va rafforzato al fine di poter dare piena attuazione a quanto previsto dalla Legge stessa e di garantire un efficace riconoscimento ai professionisti coinvolti.
Ad affermarlo, in sostanza, il presidente di CNA Professioni, Fabio Massimo, intervenuto all’evento organizzato oggi in Senato dall’Uni e da organismi dell’accreditamento, della certificazione e della valutazione.
“La Legge 4/2013 ha il merito – ha sottolineato Fabio Massimo – di avere finalmente disciplinato la qualificazione delle competenze professionali stabilendo alcune disposizioni che a nostro avviso costituiscono la leva principale per la valorizzazione e il riconoscimento delle attività professionali non regolamentate, tra le quali: forme di regolazione volontaria, definizione di norme tecniche Uni di riferimento, certificazione di qualità accreditata”.
Secondo il presidente di CNA Professioni, “serve un rinnovato sostegno a livello comunicativo dell’esistenza di tale legge e delle sue articolazioni per irrobustirne la conoscenza e l’efficacia nel mondo politico e istituzionale enei confronti del mercato”. A promuovere un tale processo dev’essere il ministero delle Imprese e del Made in Italy con l’obiettivo finale “di eliminare discriminazioni e disuguaglianze tra le attività economiche, spesso causate da una inconsapevole ‘non conoscenza’ dell’articolato mondo delle professioni in Italia, dando così attuazione al principio di uguaglianza previsto dall’articolo 3 della Costituzione”.
Insomma, nei provvedimenti legislativi bisogna fare chiarezza sulla definizione di professionista inserendola nell’ambito del lavoro autonomo professionale, una definizione all’interno della quale vanno comprese le professioni di cui alla legge 4/2013. Nel contempo, “è necessario sensibilizzare la Pubblica amministrazione sulla corretta citazione dei requisiti di qualificazione e certificazione dei professionisti all’interno di provvedimenti legislativi e nei bandi di gara”.
Infine, il presidente Massimo ha evidenziato che “i numeri molto bassi relativi alle certificazioni dei professionisti dicono che la parte relativa al riconoscimento delle competenze tramite la certificazione non sta funzionando”. Per invertire questa direzione di marcia poco felice vanno stabiliti, dunque, “criteri meno complessi e più economici per la certificazione” ed è necessario che “la Pubblica Amministrazione a tutti i livelli riconosca queste qualifiche. A tal fine proponiamo di introdurre criteri di premialità per i professionisti in possesso di attestazioni rilasciate dalle associazioni o di una certificazione accreditata sulla base delle norme Uni”.