INDAGINE TRA LE IMPRESE SULLE ASPETTATIVE PER IL 2025. PREVALGONO PREOCCUPAZIONE E PESSIMISMO MA PER IL 53% È DIFFICILE UNA PREVISIONE SULL’ECONOMIA ITALIANA

  • Data di pubblicazione: Gennaio 2025
  • Autore:  Area Studi e Ricerche
  • Area Tematica:  Artigianato
  • Tipologia:  Indagini monografiche
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“Non c’è nulla che vada come previsto, è l’unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato.” scriveva Daniel Pennac nel romanzo autobiografico Diario di Scuola in un periodo, era il 2013, di cambiamenti economici e sociali eccezionali che rendevano difficile effettuare previsioni sul futuro. Questa affermazione sembra adattarsi bene all’attuale fase congiunturale rilevata dalla CNA e descritta nell’Indagine “Le aspettative delle imprese per il 2025”.

Il 53,1% delle imprese artigiane, micro e piccole coinvolte nell’indagine prova difficoltà a formulare una previsione sull’andamento futuro dell’economia italiana. Una difficoltà dovuta al moltiplicarsi delle variabili soprattutto geopolitiche e geoeconomiche che, peraltro, hanno portato dello scorso anno anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia.

Tra le imprese che si sono fatte una idea più precisa il 28,5% ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione economica generale e solo il 18,3% degli intervistati è ottimista. Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall’andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro (il 54,5% degli intervistati) ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti per le imprese (30,2%) rispetto a un risicato 15,3% di fiduciosi.

Inoltre dal fatturato alla quota di esportazioni, dall’occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno meno davanti. La differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 31,6% per quanto riguarda gli investimenti, del 29,4% per l’occupazione, del 21,4% per l’export, del 18,4% per il fatturato totale. Nel complesso raggiunge il 42% la quota di imprese che hanno partecipato alla indagine decise a ridurre la spesa per gli investimenti e l’occupazione.

Sono in controtendenza le imprese meridionali e quelle con titolari sotto i quarant’anni. Il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo nel Mezzogiorno (+5,8% la differenza) e tra i giovani imprenditori (+2,3% il gap) relativamente alle sorti dell’economia italiana.

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