A giugno 2021 il tasso di occupazione dell’Italia ha registrato il valore più alto dal lontano 1977. Si tratta di un dato sicuramente positivo, anche perché messo a segno in una fase congiunturale di grande difficoltà per il nostro Paese, che rischia però di distogliere l’attenzione degli osservatori dalle storiche rigidità del nostro mercato del lavoro che continuano a relegare l’Italia al penultimo posto della graduatoria europea dei tassi di occupazione. Nell’Unione Europea, infatti, solo in Grecia la percentuale degli occupati rispetto alla popolazione attiva risulta più bassa di quella italiana.
La capacità del nostro Paese di creare occupazione, seppur in ripresa, appare particolarmente deludente se confrontata sia con quelle di Francia e Spagna, sia, soprattutto, con quelle di Germania.
L’Italia si caratterizza in negativo anche per la presenza di squilibri occupazionali a livello territoriale di gran lunga più accentuati che negli altri paesi dell’Unione Europea. Nel nostro Paese, infatti, coesistono tassi di occupazione più bassi di quello della Grecia e tassi di occupazione prossimi a quello della Germania. Nel primo gruppo, rientra tutto il Mezzogiorno d’Italia, nel secondo la sola provincia di Bolzano.
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