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Puglia, le proposte dell’Aifo per rilanciare il settore oleario

Olive trees in Tuscany, Italy at sunset. Sun shining through leaves. Vintage

Bene l’emendamento al Dl Agricoltura che prevede uno stanziamento di ulteriori 30 milioni di euro per sostenere le imprese agricole danneggiate dalla diffusione del batterio xylella fastidiosa, ma non basta.

All’appello mancano sempre le imprese frantoiane con le loro richieste: l’introduzione di una indennità di rottamazione per i frantoiani costretti a chiudere definitivamente il frantoio a causa della xylella per la riconversione verso altre filiere produttive ed il rinnovo delle misure compensative estese alle aziende che non ne hanno usufruito fino ad ora e che ricadono in zona infetta. Inoltre, la modifica del Dm del 12.4.2000 sulle Dop e Igp che qualifichi la categoria dei frantoiani quali veri produttori di olio e che invece al momento attribuisce tale ruolo esclusivamente agli olivicoltori (produttori di olive). Fondamentale, infine, per il rilancio dl comparto oleario italiano l’introduzione nelle etichette dell’olio prodotto e commercializzato direttamente dai frantoiani della dicitura “olio artigianale”.

A chiederlo, lo scorso martedì 25 giugno, ai membri della XIII Commissione della Camera dei Deputati la professoressa Maria Lisa Clodoveo, docente all’università di Bari e presidente del comitato scientifico dell’Associazione frantoiani di Puglia, intervenuta in rappresentanza dell’Aifo (Associazione italiana frantoiani oleari) nell’ambito della indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla presenza del patogeno xylella nella regione Puglia.

Nel corso del suo intervento, la professoressa Clodoveo ha prima di tutto evidenziato i danni prodotti dal patogeno al settore sottolineando in particolare come circa il 60% dei frantoi regionali sono stati chiusi con un picco superiore in provincia di Lecce, l’area attualmente più colpita dal batterio. Ha quindi ricordato come sia stato messo a punto un programma di aiuti per la rinascita del patrimonio olivicolo pugliese. Ma – ha precisato – le modalità dell’intervento compensativo non hanno consentito a un’ampia parte dei frantoi colpiti dalle medesime difficoltà di usufruire dei benefici dopo la campagna di commercializzazione 2018/2019 con enormi conseguenze dirette e indirette sul settore e anche sull’indotto. Da qui alcune richieste per evitare la fine di un comparto produttivo dai risvolti non solo economici ma anche sociali e culturali.

 

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