Rete Imprese Italia oggi è stata audita dalle Commissioni congiunte V (Programmazione economica, bilancio) e V (Bilancio, tesoro e programmazione) di Senato e Camera, nell’ambito dell’attività conoscitiva preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2016-2018. “Si tratta di una manovra espansiva, anche se il fisco continua ancora a pesare” è il giudizio sostanzialmente positivo espresso da Rete Imprese Italia.
Rete non manca tuttavia di sottolineare “delusione per il mancato intervento sull’imu sui beni strumentali”. “L’Imu rappresenta un costo su cui dovrebbe essere almeno riconosciuta la piena deducibilità dalle altre imposte indirette”, si legge nel documento presentato da Rete Imprese Italia nel corso dell’Audizione (in allegato).
Così come non “verosimile” viene giudicata la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia solo per il 2016 “replicando tra un anno” lo sblocco.
Rete ha chiesto nell’occasione dell’incontro di oggi anche di “inserire anche i beni immateriali” nel computo dei superammortamenti “e di snellire le procedure della Sabatini”.
E ancora, “immediata abrogazione” dello split payment Iva, visto che i controlli si possono fare in modo tempestivo attraverso la fattura elettronica. E riduzione del taglio da 100 milioni previsto per i Caaf.
Una manovra giudicata di “natura indubbiamente espansiva”, insomma da Rete Imprese Italia, ma con una pressione fiscale programmatica nel triennio 2016-2018 che rimane intorno al 43%, “senza discostarsi troppo da quella media del periodo 2011-2015”. In ogni caso le misure fiscali previste con la legge di Stabilità vanno “nella giusta direzione, rappresentando un primo passo concreto per ridurre l’elevata pressione fiscale del nostro Paese e per semplificare un sistema tributario ancora troppo complesso”.
Troppo “timidi”, infine, gli interventi di spending review, mentre è promosso l’innalzamento della soglia del contante. Rete imprese Italia a tal proposito rilancia anche la proposta di “pervenire in sede europea, alla fissazione di un’unica soglia per la circolazione del contante, in modo da evitare distorsioni competitive tra le imprese operanti nei differenti Paesi”.