Le imprese devono poter scegliere di rivolgersi al mercato e non al servizio pubblico per la gestione dei propri rifiuti urbani, senza essere gravate da inutili e pesanti oneri burocratici. È la principale richiesta espressa da CNA in una nota inviata al ministero dell’Ambiente.
CNA chiede, inoltre, al ministero di escludere dall’applicazione della TARI le attività artigianali che producono prevalentemente rifiuti speciali, di allineare la legge del 2013 che ha istituito la TARI con le nuove disposizioni introdotte nel 2020 dal Decreto rifiuti e di ribadire che la nuova definizione di rifiuto urbano deve essere applicata per raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale e non con il fine di stravolgere una gestione dei rifiuti già strutturata ed efficace.
Questi chiarimenti sono indispensabili per evitare una distorta applicazione delle novità introdotte dal Decreto Rifiuti ed entrate in vigore lo scorso 1° gennaio che rischierebbe di caricare sulle imprese un incremento di costi ancor più insostenibile nella difficile situazione di crisi che il Paese sta vivendo.
Bisogna evitare, infatti, di orientare forzatamente il mercato verso una gestione pubblica dei rifiuti prodotti dalle imprese, anche se ricadono sotto la nuova definizione di rifiuto urbano. In questo modo si creerebbe un ostacolo alla libera concorrenza, penalizzando una gestione a mercato dei rifiuti prodotti dalle imprese che in questi anni ha garantito significativi risultati di riciclo.
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