CNA Rimini incontra gli amministratori dei Comuni del territorio per condividere lo studio “Appalti Pubblici – L’Everest delle piccole imprese”. Oltre 6 mila bandi presi in esame che ci consegnano una fotografia piuttosto chiara: solo il 17% del mercato degli appalti pubblici è accessibile alle micro imprese e i 2/3 del mercato si concentra su bandi superiori ai 5 milioni di euro.
“È chiaro come questi numeri taglino spesso fuori le aziende che rappresentiamo” – ha puntualizzato Mirco Galeazzi, presidente di CNA – “ma il nostro approccio è propositivo, insieme ad amministratori, Governo e imprese vogliamo individuare la soluzione per garantire trasparenza, rispetto della legge e la concreta possibilità di competere per le Pmi”.
L’Osservatorio, curato e presentato da Marco Capozi, responsabile del Dipartimento Relazioni Istituzionali a Affari Legislativi CNA Nazionale, ha coinvolto oltre 100 stazioni appaltanti e tre categorie di lavori: edifici scolastici, strade e piste ciclabili, edilizia residenziale pubblica. Tra le problematiche sottolineate quella del diverso comportamento delle stazioni appaltanti e quindi la difficoltà delle imprese di relazionarsi con richieste, norme e parametri spesso diversi per aree geografiche. Difficoltà ingigantite da una burocrazia nemica delle imprese che si palesa anche con il 30% delle procedure ancora in modalità cartacea e piattaforme diverse e poco intuibili per la digitalizzazione delle procedure.
Eppure gli amministratori auspicano, in un contesto di trasparenza, il coinvolgimento delle Pmi sia per la qualità delle aziende che per la ricaduta economica sul territorio, ma l’attuale codice degli appalti, lamentano insieme imprese, amministratori e dirigenti, non facilita affatto questo percorso. Serve una riforma e anche in modo urgente del codice appalti.
“La suddivisione in lotti dei bandi è il modo per valorizzare le piccole e medie imprese del territorio” – ha puntualizzato Davide Ortalli, direttore di CNA Rimini – “ma oggi solo il 18% dei bandi, secondo lo studio presentato, garantisce questa opportunità, tra l’altro prevista dalla legge”.
“La suddivisione del lotto è spesso sotto scacco del principio di “artificioso frazionamento”, ha puntualizzato Baldino Gaddi, dirigente del Comune di Cattolica, aggiungendo: “tutto ciò in un contesto dove negli ultimi 20 anni si è registrato nella sola Cattolica un aumento del 500% delle opere ma con lo stesso numero di personale negli uffici a cui si è aggiunta la difficoltà di reperire la disponibilità delle imprese per i piccoli lavori”.
Le difficoltà quindi sono anche di carattere economico: “Il Pnrr è un’idea del 2020 con le difficoltà dei prezzi del 2023” ha commentato Mattia Morolli, assessore Lavori Pubblici del Comune di Rimini. “Ciò comporta, rispetto alla progettazione iniziale delle opere, delle inevitabili rinunce per l’aumento dei prezzi e quindi un completamento parziale”.
Chiaramente è emerso come per imprese e amministrazioni sia fondamentale la trasparenza: “Per noi amministratori il primo tema è quello della legalità” – ha sottolineato Alice Parma, sindaca di Santarcangelo. “Per come è oggi strutturato il Codice degli Appalti è veramente complicato procedere alla divisione in lotti, soprattutto per i comuni non strutturati, perché aumenterebbero le procedure”.
“Le associazioni sono fondamentali nei processi di aggregazione delle imprese”, ha rilevato Tonino Barnabè, presidente Romagna Acque. “E questo ad oggi è l’unico modo per fare concorrenza alle grandi realtà”.
“Le aziende negli ultimi mesi sono state concentrate sui Superbonus e diversi bandi sono andati deserti”, ha ricordato Filippo Giorgetti, sindaco di Bellaria Igea Marina. “Ma sono convinto che le PMI, magari consorziate, possano essere un grande valore aggiunto. Spingiamo sull’”obbligo di sopralluogo”, previsto dalla legge, per poter da subito valutare chi sono i nostri interlocutori”.
“Ho uno staff che fa i salti mortali” ha aggiunto Fabrizio Piccioni, sindaco di Misano Adriatico. “Ma è veramente complesso poter intercettare fondi, in particolare quelli del Pnrr ma anche in generale, perché serve più personale e competenze per procedure sempre più complesse. Tempo fa ci dovevamo confrontare il Patto di Stabilità e limitarci a chiudere delle buche, oggi i bandi sono veramente tanti e ci sono risorse ma abbiamo bisogno di più profili negli uffici e competenze aggiornate”.
“Sono sette anni che presento documenti al Miur per partire con i lavori della nuova scuola” ha lamentato Daniele Morelli, sindaco di San Giovanni in Marignano. “Ma ancora non siamo partiti con i lavori. Moriremo di burocrazia”.
È chiaro come la rendicontazione, il caricamento sulle piattaforme digitali e il rispetto di tutte le norme previste pesa sia sulle imprese che sulle amministrazioni, una burocrazia di certo non amica della ripresa economica e spesso addirittura a scapito della progettazione che scivola in secondo piano.
Un incontro costruttivo che ha visto anche la partecipazione di Franca Foronchi, sindaca di Cattolica, Stefania Sabba, presidente Unione Comuni Valconca, Fabio Galli, presidente Geat, Roberto Fabbri Area Manager HERA, Tiziano Arlotti Presidente ACER.
CNA ha lanciato una serie di proposte tra questa la semplificazione del regime degli appalti sotto soglia, riserva obbligatoria in favore delle piccole imprese sul modello francese, piena digitalizzazione delle banche dati per ridurre gli oneri richiesti alle imprese, trasparenza dei dati, favorire forme di aggregate tra imprese, cabina di regia per monitorare l’attuazione della riforma.
Ora la palla passa al governo che da mesi ha annunciato la riforma del Codice Appalti.