“Ripartire dall’artigianato e dalle piccole imprese. Non solo creando le condizioni per far rilanciare la manifattura ma investendo sulle imprese culturali, dei servizi, del turismo, dell’enogastronomia, del settore artistico e tradizionale, senza dimenticare l’edilizia che va rilanciata attraverso la ripresa degli appalti pubblici, le ristrutturazioni e il risparmio energetico”. È questo il messaggio lanciato dal presidente CNA Marche Gino Sabatini e dal segretario Otello Gregorini all’assemblea regionale della categoria. Un’emergenza, quella dell’artigianato marchigiano, sulla quale si sono confrontati i rappresentanti del mondo del credito, dell’università, e della Regione.
Una crisi, quella dell’artigianato marchigiano, che si protrae dal 2008 ed i cui effetti sono stati illustrati dal direttore del Centro Studi CNA Giovanni Dini.
Arigianato: i numeri della crisi
Nel primo semestre del 2015, secondo i dati presentati dal direttore del Centro Studi CNA Marche, Giovanni Dini, il 38,4 per cento delle imprese artigiane ha diminuito la produzione e il 48,6 per cento l’ha mantenuta stazionaria mentre solo il 13 per cento ha registrato un aumento dei livelli produttivi. E’ andata meglio alle imprese artigiane che esportano una parte della produzione all’estero, che nel 26 per cento dei casi, hanno aumentato il fatturato, ma si tratta solo del 10,9 per cento delle imprese marchigiane. In calo anche gli artigiani che nei primi sei mesi del 2015 hanno realizzato investimenti. Sono stati solo l’8 per cento rispetto al 9,1 per cento dello stesso periodo dell’anno precedente. Il quadro si chiude con la chiusura tra gennaio e settembre, di 3.078 imprese artigiane a fronte di 2.364 aperture di attività, con un saldo negativo di 714 imprese, di ben cui 358 nelle costruzioni e 181 nel manifatturiero. I settori del manifatturiero sono stati quelli che hanno pagato il prezzo più alto alla crisi: tra il 2008 e il 2015 hanno lasciato sul terreno il 7,5 per cento delle imprese ed hanno visto ridursi il proprio valore aggiunto del 17,5 per cento.
Ma come hanno reagito le imprese artigiane alla crisi? Secondo una indagine della CNA, oltre il 50 per cento ha ridotto i costi di produzione, sacrificando gli investimenti. Solo il 10,5 per cento ha introdotto nuovi processi produttivi mentre il 22,5 per cento ha offerto prodotti e servizi innovativi.
Le proposte di Regione, Banche e Università
“Servono misure straordinarie per superare una crisi che per l’artigianato dura ormai da sette anni” ha affermato il Prorettore dell’Università Politecnica delle Marche Gianluca Gregori “perché se salta il modello economico delle piccole imprese, salta il sistema economico delle Marche. Occorre che Regione, Università ed associazione di categoria uniscano gli sforzi per trovare risorse a sostegno dell’innovazione e della ricerca per le piccole imprese. Puntare forte sull’internazionalizzazione digitale, sul marketing e sul commercio elettronico serva a superare il problema delle dimensioni delle imprese”.
La crisi dell’artigianato e della piccola impresa manifatturiera marchigiana ha fatto sentire i suoi effetti anche sul mercato del lavoro. Tra luglio 2014 e giugno 2015, secondo l’economista Gianluca Goffi, dell’università di Urbino, ci sono stati 6.730 iscritti nelle liste di mobilità, che è l’anticamera della disoccupazione. “Occorre intervenire” ha sostenuto Gianluca Goffi “sulle principali debolezze del sistema produttivo marchigiano: la mancanza di un’adeguata rete dei servizi, la carenza di infrastrutture, il basso livello di investimenti esteri e al scarsa capacità innovativa delle imprese.”
Difficile anche l’acceso al credito per le piccole imprese: Nei primi otto mesi del 2015, secondo i dati presentati dal presidente dell’Abi Marche Luciano Goffi, mentre nelle Marche si è avuto un aumento dei prestiti del 15,9 per cento, per glia artigiani e le piccole imprese i finanziamenti erogati sono diminuiti del 4,2 per cento.
“Per invertire questa situazione,” secondo Luciano Goffi “occorre facilitare l’accesso al credito attraverso la garanzia e la consulenza alle piccole imprese. Per questo è necessario accorpare i Confidi per arrivare ad un unico interlocutore del mondo bancario, solido e ben organizzato, entro il 2016”.
Era alla prima uscita pubblica dopo il ritorno nelle Marche il nuovo Segretario Generale Capo di Gabinetto della Regione, Fabrizio Costa, il quale ha affermato che “per accedere ai finanziamenti per i grandi progetti europei, come ad esempio, la banda larga, va costituita una macroregione di almeno 6 milioni di abitanti, o si rischia di rimanere tagliati fuori.” Costa ha poi annunciato due bandi regionali per le piccole imprese dell’artigianato marchigiano: il primo che stanzia 5 milioni di euro per i servizi innovativi finalizzati alla predisposizione dei campionari e il secondo di 10 milioni di euro per le attività dei servizi collegate al sistema del welfare marchigiano ed al mondo del benessere.