La Sardegna rischia di mancare l’appuntamento con la ripresa del 2021 e di far registrare, nel biennio 2020-2021, uno dei risultati peggiori tra le regioni italiane. È quanto emerge da uno studio di CNA Sardegna che misura l’impatto economico della crisi sulle diverse componenti del Pil regionale. Archiviato un 2020 disastroso, l’economia sarda si prepara infatti ad affrontare una fase di ripartenza estremamente complessa e incerta in cui incideranno sicuramente le vulnerabilità strutturali della regione: un’economia poco diversificata, il peso del settore turistico-ricettivo, l’elevata quota di lavoratori precari e stagionali e la maggiore esposizione al rischio liquidità per le imprese. Nel 2021, si legge nello studio, la ripresa economica potrebbe faticare ad arrivare al +1%, a fronte di una previsione nazionale pari al +3,2%. Guardando al biennio 2020-2021, l’economia sarda potrebbe far registrare uno dei risultati peggiori nel panorama regionale italiano: -8,9% il PIL previsto per il 2021 rispetto al livello del 2019.
Sebbene l’epidemia abbia colpito più duramente le regioni del Nord Italia, le conseguenze dei diversi lockdown e della compressione della domanda interna, lasceranno infatti una profonda cicatrice sull’economia regionale.
“Nonostante un trimestre estivo in grado di dare un po’ di respiro a molte attività economiche regionali messe in ginocchio dal lockdown di marzo-aprile ed escludendo nuove chiusure generalizzate e il verificarsi di una nuova ondata epidemica, la nostra regione corre seriamente il rischio di mancare clamorosamente l’appuntamento con la ripresa economica – sottolineano il presidente e segretario della CNA regionale, Pierpaolo Piras e Francesco Porcu – Guardando alle stime previsionali per il biennio pandemico 2020-2021, l’Isola risulta una delle economie regionali più colpite, alle spalle soltanto di Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige e Toscana”.
“La regione – concludono Piras e Porcu – apra il confronto con le forze sociali: l’eccezionale e irripetibile occasione fornita dalla contestuale contemporaneità dell’avvio della nuova programmazione Comunitaria (settennio 2021/2027) e la gestione del Recovery Plan devono segnare l’avvio di un serio processo riformatore a cui affidare la mitigazione dei deficit strutturali di cui soffre l’economia isolana”.
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