Oltre un miliardo di euro andato in fumo. E solo per i mancati introiti di Natale e Capodanno. Tanto è costata alle attività di ristorazione, secondo le nostre prudenti stime, la sostanziale chiusura nelle festività a cavallo di fine anno. Un danno che amplifica le ingenti difficoltà di un settore tra i più penalizzati dalle restrizioni per contenere i contagi.
Dopo le chiusure per decreto durante il lockdown nazionale, le attività di ristorazione dal 26 ottobre scorso sono costrette ad abbassare le serrande alle ore 18 e ridurre da sei a quattro il numero di persone raccolto intorno a un tavolo anche nelle zone arancione nonostante lo scrupoloso rispetto dei protocolli per la sicurezza che hanno comportato investimenti e riduzione dell’offerta allo scopo di assicurare il necessario distanziamento e tutelare la salute di tutti.
CNA Agroalimentare torna a sollecitare, anche alla luce della debacle finanziaria in concomitanza con le festività natalizie, l’apertura di un tavolo sull’intera filiera agroalimentare per definire una serie di robusti interventi strutturali in una logica sistemica allo scopo di offrire una prospettiva a un settore vitale per l’intera economia italiana. Non meno importante la definizione di un chiaro quadro su tempi e modalità delle riaperture.
CNA Agroalimentare ha elaborato una serie di proposte sulle quali costruire un percorso di rafforzamento della filiera: esenzione fiscale per tutto il 2021 e transizione da definire con l’Agenzia delle Entrate per una dilazione del pagamento delle imposte; risorse a fondo perduto per la ristorazione e per le attività di filiera diretta, dalla produzione primaria alle industrie alimentari e delle bevande, e per le attività di filiera indiretta come le tintolavanderie; riduzione del costo del lavoro, ampliamento del plafond di credito da 30mila euro, su richiesta, assistito da garanzia pubblica e allungamento del periodo di rimborso; intervento a sostegno degli affitti in aggiunta al credito d’imposta.