Per selezionare le imprese che hanno bisogno di ristori, il criterio dei codici Ateco è inadeguato. La policromia variabile delle regioni italiane richiede quotidiani aggiornamenti dei criteri di assegnazione dei ristori. Così come la variabilità, in alcuni casi, delle province all’interno di una stessa regione e le iniziative autonome di singoli comuni.
Troppe imprese escluse dai ristori
Troppe imprese in affanno sono escluse dai ristori: in molti casi anche chi rimane aperto, infatti, ha visto ridursi drammaticamente il fatturato. Proprio come chi è costretto a chiudere, magari perché in zona rossa o arancione. O come le imprese il cui volume d’affari si concentra soprattutto nelle ore serali. Ecco perché serve un criterio diverso da quello finora stabilito dai decreti ristori per tutelare artigiani, imprese, autonomi e professionisti delle filiere colpite dalle misure restrittive.
Deve essere il fatturato il criterio per valutare l’accesso alle agevolazioni
Per determinare chi ha diritto o meno al contributo a fondo perduto previsto dai decreti ristori è indispensabile adottare come criterio il calo di fatturato: unico strumento oggettivo per valutare le oscillazioni nel business di un’impresa. Altrettanto inadeguato è il periodo di riferimento sin qui stabilito: va ampliato, perché non tiene conto della fisiologica ciclicità che caratterizza i fatturati di molti settori. Per un’azienda del turismo, ad esempio, aprile è un periodo ben diverso da agosto.
Altre risorse per i ristori
Servono ulteriori risorse per sostenere le imprese. Secondo i nostri calcoli, un quarto del sistema produttivo italiano rischia di sparire a breve, senza interventi tempestivi e incisivi.