S’impenna l’attivo della bilancia commerciale italiana. A maggio cresce di quasi due miliardi rispetto al 2018. E nei primi cinque mesi del 2019 l’incremento supera i 16 miliardi sullo stesso periodo dell’anno scorso. In dettaglio, il risultato di maggio è migliorato di 1,908 miliardi da maggio 2018 a maggio 2019 attestandosi a +5,347 miliardi. E ha raggiunto un surplus di 16,340 miliardi nei primi cinque mesi di quest’anno. A trainare il buon momento del Made in Italy la farmaceutica e i settori a più alta densità di imprese artigiane, piccole e medie. Lo sottolinea l’Istat.
A maggio le esportazioni italiane sono cresciute dell’1,3 per cento su aprile e dell’8 per cento su maggio 2018. Nei primi cinque mesi dell’anno la crescita si attesta al 4 per cento. Per trovare un aumento tendenziale maggiore bisogna andare indietro a ottobre 2018 (su ottobre 2017). Anche le importazioni hanno un segno più davanti, a dimostrazione del momento di vivacità economica, ma meno evidente: +0,7 per cento su base mensile e +3,4 per cento su base annua.
Il contributo più ampio all’exploit dell’export tricolore viene dalle vendite all’estero dell’industria farmaceutica: +49.8 per cento. A tallonare questo settore tradizionalmente trainante dell’industria e delle esportazioni italiane anche settori dove sono tantissime le piccole imprese: abbigliamento (+19,8 per cento), agroalimentare (+9,4 per cento), prodotti in metallo (+6,6 per cento). Di particolare rilievo l’incidenza dell’agroalimentare, per le dimensioni del comparto sull’economia nazionale.
Nei primi cinque mesi del 2019 l’aumento del 4 per cento è determinato ancora una volta principalmente dalla farmaceutica (+26,5 per cento) e subito dopo da settori ad alta presenza di imprese artigiane, piccole e medie: tessile-abbigliamento (+8,4%), agroalimentare (+8,3 per cento) e prodotti in metallo (+4,9 per cento).
Disaggregando per aree geografiche l’andamento delle esportazioni italiane si rileva che la crescita è suddivisa quasi equamente, in termini percentuali, tra Eurozona (+8,1 per cento) ed extra-Ue (+7,8 per cento). E i Paesi che più contribuiscono al surplus sono Svizzera (+21,4 per cento), Usa (+16 per cento), Francia e Germania (+8,4 per cento).