Hanno trovato immediata conferma le preoccupazioni espresse dalla CNA sulle novità per l’Ecobonus introdotte con l’articolo 10 del Decreto Crescita.
Il provvedimento infatti prevede l’opzione per i clienti di avere uno sconto in fattura da parte delle imprese che effettuano i lavori in alternativa al credito d’imposta da utilizzare in compensazione negli anni successivi.
Una misura che discrimina le piccole imprese e altera la concorrenza restringendo la libertà di scelta dei consumatori dal momento che solo pochi grandissimi operatori possono permettersi di rinunciare ad incassare integralmente le fatture, trasformandole in un credito di imposta da utilizzare in 5 anni.
L’inserimento della possibilità di cedere il credito ai fornitori di beni e servizi, che era stata adottata per superare il suddetto limite, sta invece gettando gli operatori nel panico.
In attesa della circolare da parte dell’Agenzia delle Entrate, in tutta Italia inizia, infatti, a diffondersi la prassi, da parte dei fornitori di beni e servizi alle imprese che realizzano gli interventi, di inserire nelle offerte e nei preventivi una clausola di salvaguardia con la quale l’impresa rinuncia espressamente alla possibilità di trasferire loro il credito di imposta derivante dallo sconto in fattura concesso al cliente come anticipazione dell’Ecobonus.
Che sia una pratica commerciale scorretta vi sono pochi dubbi. Ma è altrettanto evidente l’impraticabilità della nuova disposizione del Decreto Crescita.
Misura giudicata subito negativamente dalla CNA. E i fatti confermano tale giudizio. Anche per questo la CNA si è immediatamente attivata con un esposto all’Autorità Antitrust e alla Commissione Europea per accertare l’illegittimità dell’articolo 10 per violazione del diritto della concorrenza. La soluzione al problema è molto semplice: abolire l’articolo 10”.