Il decreto 81/2008 in materia di sicurezza sul lavoro è stato modificato con la legge 215/2021. “Crescono gli adempimenti per le imprese, proliferano le normative, ma c’è il rischio di perdere di vista il vero obiettivo, cioè scongiurare infortuni e morti sui luoghi di lavoro”. CNA Fermo, attraverso il responsabile del dipartimento Ambiente e sicurezza, Massimiliano Felicioni, segnala alcune criticità: “Norme e leggi non mancano, anzi, con le recenti modifiche alcuni aspetti sono più pesanti dal punto di vista sanzionatorio – spiega Felicioni – eppure siamo convinti che un ‘sistema sicurezza’ che funzioni davvero non possa passare da un aumento di documenti da produrre o sanzioni da applicare”.
Criticità, quelle rilevate dalla CNA territoriale che finirebbero per amplificare le difficoltà delle imprese, esposte anche a possibili chiusure. Felicioni chiarisce la situazione con un esempio: “Riguardo il preposto, restano molti dubbi: quali sono le attività che lo devono indicare? Come lo identificano? Se l’individuazione di questa figura deve andare di pari passo con la sua formazione, come richiesto da normativa aggiornata, come si può immediatamente individuare il preposto e formarlo subito?”. Un interrogativo non banale, soprattutto visto che ad oggi le sale formazione hanno ancora una capienza contingentata, pari alla metà dei numeri pre pandemia.
Un’accelerazione sull’aspetto burocratico e sanzionatorio, dunque, che poco avrebbe a che fare con l’arginare infortuni e morti sul lavoro: “Si tratta di adempimenti non sempre di facile attuazione per le piccole e micro imprese – riferisce il responsabile territoriale del dipartimento Ambiente e sicurezza CNA – che fanno lievitare i costi, sommandosi a quelli già fissi come i dipendenti, le materie prime, l’energia, la burocrazia, erodendo la sostenibilità economica delle aziende”.
“Come CNA di Fermo – dichiara il Direttore Generale della CNA territoriale, Alessandro Migliore – crediamo che la sicurezza sul lavoro si possa realizzare solo attraverso un cambiamento culturale, che coinvolga l’imprenditore, i lavoratori, le istituzioni, le associazioni, i tecnici, una squadra capace di raggiungere l’obiettivo attraverso un modello efficace e fattibile di prevenzione e protezione nei luoghi di lavoro”.
“Il quadro attuale – conclude Felicioni – richiederebbe una sorta di ‘patto per la sicurezza’, vale a dire un percorso con tempistiche adeguate, ed economicamente sostenibile, in cui la sicurezza sia materia di studio nelle scuole e, di conseguenza, componente imprescindibile dell’impresa dal momento della sua costituzione, trasformando il sistema sanzionatorio in un sistema premiante”.