“Nonostante si sia avviato un giusto percorso di riduzione della pressione fiscale, non è più tollerabile il sacrificio chiesto alle piccole imprese da un fisco che si porta via il 61 per cento del loro reddito, circa 20 punti percentuali sopra la media europea. Questa situazione è tanto più sentita in quanto non si riesce a percepire, ormai, il rapporto tra tasse pagate e servizi che, in cambio, le imprese e i cittadini devono ricevere. Occorre, allora, avviare un percorso di graduale riduzione del carico fiscale sulle piccole imprese utilizzando le risorse provenienti dalla lotta all’evasione fiscale e dalla riduzione degli sprechi nella gestione della cosa pubblica. Esistono due fondi taglia tasse, ma ancora non funzionano. Occorre farli funzionare per annullare il differenziale di tassazione che ci divide dall’Europa”. Lo ha dichiarato Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, concludendo a Siena il convegno promosso dalla CNA intitolato “Siena: Comune che vai, fisco che trovi”.

“Il divario di tassazione – ha sottolineato – non esiste solo con le imprese degli altri Paesi europei, ma anche tra piccole imprese che operano in diversi territori italiani. Queste iniquità derivano, principalmente, dalla tassazione Imu più Tasi sui beni strumentali delle imprese, peraltro fondata sul valore catastale degli immobili non aggiornato e molto distante dai reali valori di mercato. Non si può tassare un bene strumentale d’azienda come se fosse una seconda casa. Gli immobili aziendali sono arnesi da lavoro che servono per produrre il reddito che poi viene tassato”.

“La verità – ha rilevato – è che il federalismo fiscale è fallito perché si poggiava su un nuovo equilibrio della tassazione tra centro e periferia che non c’è stato. E’ arrivato, allora, il momento di aprire il grande cantiere della riforma fiscale. In risposta alle nostre sollecitazioni abbiamo ottenuto importanti aperture dal vice ministro Casero che ha promesso di introdurre con la prossima Legge di Stabilità alcuni importanti provvedimenti a favore delle piccole imprese. Per cominciare si deve rendere del tutto deducibile dal reddito d’impresa l’Imu, ora deducibile solo al 20 per cento. Pagare un’imposta su un’altra imposta – ha concluso Silvestrini – non è accettabile. Peraltro, la completa deducibilità del tributo comunale darebbe automatica attuazione al principio di spostare la tassazione dal centro alla periferia, perché a ogni aumento di tassazione comunale corrisponderebbe la riduzione di quella statale”.

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