Sono 315 milioni gli europei che usano Internet tutti i giorni, ma l’esistenza di ostacoli “nazionali” impedisce ai cittadini di usufruire di una più vasta gamma di beni e servizi: solo il 15% effettua acquisti online in un altro Stato membro, mentre il 44% fa acquisti nel proprio paese (Fonte Comm. UE). E per questo le imprese che operano via Internet e le start-up non possono trarre pieno vantaggio dalle opportunità di crescita offerte dal web: solo il 7% delle PMI europee vende all’estero tramite web, in Italia solo il 4%.
“La Commissione Europea ha da poco reso pubblici i piani elaborati per creare un mercato unico digitale, una delle priorità del suo programma di lavoro – commenta Sergio Silvestrini, Segretario Generale CNA – ed è, infatti, sempre più necessario e urgente creare uno spazio dove poter acquistare beni o servizi con una medesima legislazione e dove siano chiari i costi per chi vende e per chi compra, in modo da consentire a imprese, pubbliche amministrazioni e quindi ai cittadini europei di fruire appieno degli strumenti digitali”.
Il mercato unico digitale mira ad abbattere le barriere regolamentari fino ad instaurare un unico mercato al posto dei 28 mercati nazionali ora esistenti. Secondo la Commissione Europea, un mercato unico digitale pienamente funzionante potrebbe apportare all’economia europea 415 miliardi di euro l’anno e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.
“L’Italia, come troppo spesso capita in questo ambito – continua Silvestrini – è ai margini del mercato digitale e le nostre imprese soffrono particolarmente la concorrenza dei competitor stranieri, pur possedendo un patrimonio importantissimo come è nostro Made in Italy”.
“Internet oggi è come l’energia elettrica nel periodo del boom economico – conclude il Segretario Generale CNA – una leva di sviluppo fondamentale per quel processo di crescita che tutti auspichiamo accadere. Il mercato unico digitale sarebbe un’importante svolta per consentire a imprese e cittadini opportunità e risparmi importanti. Non possiamo continuare a restare ‘al buio’. Servono regole chiare in tutta Europa. Bene dunque l’impegno della Commissione Europea, seguito dal Governo italiano: le imprese italiane ora sperano in tempi di realizzazione rapidi”.