“E’ un’occasione straordinaria per rimettere in piedi l’Italia. Veniamo da venticinque anni di stasi, in cui il Paese non è cresciuto, in cui il reddito pro-capite è ancora sostanzialmente uguale a quello di allora. Ma dobbiamo anche tenere presente che, oggi, la capacità di export dell’Italia, le performance della nostra economia sono superiori a quelle tedesche e francesi. Siamo ad un tornante della storia, tutti insieme, con impegno, determinazione, efficienza possiamo vincere questa sfida”. Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA, non si nasconde le difficoltà della sfida che deve affrontare il Paese ma intervenendo all’assemblea di CNA Catania non ha dubbi sulle capacità di reazione dell’Italia, del Mezzogiorno e della Sicilia.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la Sicilia
Il dibattito si è concentrato sulle opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con particolare attenzione sulla ripresa economica del sud: “Penso che la Sicilia – ha affermato Silvestrini – se riconosce i suoi limiti e le sue virtù, possa imprimere un disegno unitario allo sviluppo della regione e del Mezzogiorno, nel suo insieme. Il Sud ha la priorità di agganciare una ripresa già in atto, di colmare la distanza con il centro-nord, di formare giovani imprenditori che sappiano sostituire l’atteggiamento burocratico che l’ha caratterizzato, per necessità, ovviamente non per scelta”.
“C’è bisogno di riscoprire quello che più ama il mercato – ha aggiunto – che sa essere terribile e straordinario, perché seleziona. E attraverso la selezione, vogliamo riscoprire anche in Sicilia la qualità dei gruppi dirigenti, la qualità del decisore politico, delle comunità nel loro insieme ed anche delle associazioni di rappresentanza”.
Le risorse del Recovery Fund
Il segretario generale CNA ha sottolineato quanto la sfida della ripresa al Sud sia drammaticamente difficile, ma può essere vinta: “Abbiamo i denari a disposizione per farlo, il Recovery Fund è emblematico, ma non solo. Il Mezzogiorno ci riuscirà solo se saprà mettersi insieme, fare comunità, riscoprendo gli elementi fondatori di un Paese: l’emulazione, la sfida, la gioia di vivere”.
Le piccole imprese devono fare sistema
“Per le piccole imprese significa fare filiere, consorzi, riconoscere nell’altro imprenditore un valore e non solo un avversario. Essere protagonisti anche nella fase ascendente del valore che si crea nella produzione di un prodotto di altissima qualità. Tutto questo va riscoperto con un’efficienza della pubblica amministrazione che è inadatta nel Paese e lo è, ancora di più, in larga parte del Mezzogiorno. Ci vorrà del tempo, ma dobbiamo cominciare adesso per formare una nuova classe dirigente nel suo insieme e creare una coscienza diversa dei cittadini e delle imprese, diversa da quella degli ultimi anni”.
La spinta della Sicilia
Un cauto ottimismo, realismo, una visione positiva del futuro è quello su cui punta Silvestrini: “In questo mio viaggio in Sicilia ho ritrovato impegno, la voglia di fare. Sento imprenditori che hanno un atteggiamento positivo, volitivo, finalmente ritorniamo a lavorare. Questo mi ha fatto piacere, penso che sia l’enzima, la molla, il catalizzatore per rimettere in moto l’intero processo”.
“Certo – ha concluso – è necessario che i governi ci diano una mano e che ci diano sicurezze di efficienza, di certezza del diritto, di fare una riforma fiscale che possa incentivare l’investimento piuttosto che disincentivarlo. Sono le variabili fondamentali, ma io ho fiducia nel Paese e nella Sicilia”.