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Sisma: per le imprese è ancora emergenza. CNA: “Troppi i dubbi interpretativi sul decreto”

Ricostruzione? Sviluppo produttivo? Sono prospettive su cui è bene lavorare e che vanno considerate. Eppure non si può ignorare quanto l’emergenza causata dal sisma sia ancora  gravissima.

Dagli incontri che la nostra associazione di categoria, in collaborazione con le amministrazioni comunali, sta svolgendo sul territorio, ormai da circa un mese, emerge un quadro allarmante relativo alle condizioni in cui versano cittadini e imprese dei centri colpiti dal terremoto.

Una situazione aggravata dalla mancanza di risposte da parte della Regione Marche. Si pensi ad esempio alla questione della fornitura di container: tra San Severino Marche, Pieve Torina, Muccia e San Ginesio sono oltre un centinaio le attività produttive che li stanno aspettando.

Per la precisione, solo considerando questi quattro comuni, sono ben 127 le richieste (solo a Pieve Torina 61 richieste, di cui 18 con massima urgenza) inoltrate alla Regione dalle amministrazioni che, da parte loro, hanno già provveduto ad individuare aree pubbliche da destinare alla collocazione dei moduli.

Spiega il Presidente Provinciale CNA Giorgio Ligliani: “Sono numeri altissimi, considerata la dimensione dei centri coinvolti. Al momento la Regione non ha ancora predisposto il bando di gara per l’individuazione del fornitore dei container, e quindi le oltre 300 richieste arrivate non trovano ancora risposta. Come è possibile un ritardo del genere? A questo si aggiungono anche le difficoltà di interpretazione del decreto post sisma, che ad oggi ci impediscono di dare risposte esaustive a cittadini e imprese”.

La task force attivata da CNA che in queste settimane sta studiando la normativa ha infatti rilevato numerosi aspetti che necessitano di chiarimenti. “Riguardo la delocalizzazione temporanea, ad esempio – riferisce il Direttore Provinciale Luciano Ramadorisi parla di contributo concesso ad attività economiche o produttive e dei servizi pubblici danneggiati, al fine di garantirne la continuità. Ma quali sono le  spese ammissibili a contributo: trasloco, deposito, affitto, allestimento, impianti, mobilio, attrezzatura? Inoltre, la delocalizzazione deve avvenire entro lo stesso comune in cui si esercitava prima del sisma? Ci sono tempistiche di rientro da rispettare?”.

Inoltre, nell’articolo in cui si prevede la gratuità del Fondo di Garanzia per le pmi che “hanno subìto danni” in conseguenza del sisma, è necessario specificare se per danno si intenda solo l’inagibilità del locale o anche la rottura di una strumentazione con un messo di causalità diretto con il sisma, oppure ancora nel vedersi annullato o notevolmente ridotto il bacino di utenza a seguito di spopolamento dell’area.

E’ necessario – chiude Ramadoririportare l’attenzione su problematiche che stanno gravando su buona parte delle imprese nel cratere che, seppur non danneggiate da un punto di vista strutturale, non riescono più a mantenere sufficienti livelli di incasso per il sostentamento dell’attività, a causa dello spopolameto delle aree interessate e del conseguente drastico calo dei consumatori residenti e non. Siamo convinti che si dovrebbe prevedere una specifica misura di sostegno per le imprese che si trovano in questa situazione”.

 

 

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