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Sondaggio Cna su 2400 imprese: una su due ritiene che Renzi semplificherà la Pubblica amministrazione

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Tre le richieste degli imprenditori al Governo: adempimenti meno ripetitivi e più comprensibili, norme calibrate sulle dimensioni delle imprese, energico colpo di acceleratore alla informatizzazione della Pa. Una piccola impresa su due pensa che il Governo di Matteo Renzi può davvero ridurre il carico burocratico che schiaccia il sistema produttivo. Un’apertura di credito per l’agenda di Palazzo Chigi. A rilevarlo il Centro studi Cna nel sondaggio “Le Pmi alle prese con la burocrazia”, al quale hanno risposto 2400 micro, piccole e medie imprese associate.

Le risposte indicano lo stesso obiettivo: è arrivato il momento di ridisegnare il sistema burocratico e l’apparato amministrativo. Tre richieste in testa alla lista: adempimenti meno ripetitivi e più comprensibili; norme calibrate sulla dimensione delle imprese nel rispetto del principio statuito dallo Small business act “think small first”; maggiore livello di informatizzazione della Pubblica amministrazione, attraverso la rapida attuazione dell’Agenda digitale.

Per tre imprese su quattro, rivela il sondaggio del Centro studi Cna, la burocrazia è tra i principali responsabili della decrescita economica degli ultimi sette anni. Mentre la crisi mordeva, insomma, di fronte a ogni progetto in incubazione si ergeva una diga di pareri negativi, cavilli insidiosi, pratiche insormontabili. Con la conseguenza, denunciata da oltre il 75% delle imprese sotto i 10 dipendenti, che la burocrazia è diventata il principale freno allo sviluppo dell’attività e del fatturato.

Sensazioni? No. Esiste un dato inoppugnabile da cui scaturisce l’indagine: per ogni 10 norme abrogate, l’ordinamento ne introduce 13 nuove. E non per semplificare la vita degli imprenditori. Il 72% degli interpellati dal Centro studi Cna è convinto che la complessità degli adempimenti costituisca il principale difetto della burocrazia, oltre a sottrarre tempo prezioso all’attività. Al 41,8% delle imprese “scippa” fino a 24 ore lavorative al mese, al 30,7% addirittura fino a 40 ore. In queste condizioni, diventa inevitabile affidarsi a soggetti specializzati. Ma anche il ricorso agli specialisti non evita “calvari” agli imprenditori. E’ il caso del Sistri, il famigerato sistema di tracciamento dei rifiuti, che il 61% delle imprese coinvolte ritiene molto problematico, o della responsabilità solidale negli appalti, un irrisolvibile rebus per la metà delle imprese.

Bocciati senz’appello gli interventi di semplificazione amministrativa tentati dai Governi che si sono succeduti negli anni della crisi (per il 75% ritenuti poco incisivi), all’attuale esecutivo gli imprenditori concedono un’apertura di credito. Quali strade, allora, a parere delle imprese si dovranno percorrere? Prima di tutto informatizzare, davvero, la Pubblica amministrazione per renderla agile e tempestiva, cominciando dalla efficace connessione tra tutte le banche dati. L’attuale livello di digitalizzazione è giudicato inadeguato alle necessità del business dal 53% delle imprese: in media, infatti, solo una su tre riesce a sbrigare per via telematica oltre la metà delle pratiche. In sintesi, le imprese si attendono: un maggior tasso di informatizzazione semplice ed efficiente, costi ridotti, risposte più chiare e più rapide, maggiore certezza nei tempi delle procedure amministrative.

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