Grande partecipazione di imprese e rappresentanti delle istituzioni al convegno tenutosi a Sanremo, organizzato da CNA Imperia, nella prestigiosa cornice di villa Nobel, dal titolo “I dehor, una funzione strategica per il turismo e il commercio”. L’evento è stato aperto dal video messaggio del presidente nazionale della CNA, Dario Costantini, che ha ricordato come “una spinta rilevante alla crescita del Pil arriva da un vero e proprio boom del turismo. Nel 2022 i turisti stranieri hanno superato 900 milioni di presenze nel mondo. Il nostro turismo, composto in larga parte da micro e piccole imprese, sta ottenendo ottimi risultati. La sfida ora è tradurre la crescita dei flussi turistici in maggiore occupazione, per questo CNA ritiene indispensabile considerare il turismo come una vera e propria industria e l’incontro odierno va in questa direzione. I dehors offrono l’occasione per discutere di pianificazione e valorizzazione urbana, ma soprattutto di semplificazione burocratica. I nostri imprenditori sono come dei Don Chisciotte contro i mulini a vento. Abbiamo bisogno di regole chiare e procedure semplici, uniformità di criteri a livello nazionale”.
Il convegno ha visto, inoltre, la partecipazione del Senatore Gianni Berrino; dell’assessore regionale ligure all’urbanistica, alla pianificazione territoriale e alla tutela del paesaggio, Marco Scajola; dell’Assessore alle attività produttive e all’arredo urbano del Comune di Sanremo, Mauro Menozzi; del presidente di CNA Liguria, Massimo Giacchetta, del sociologo dell’Università Sapienza di Roma, Luca Alteri; e dell’architetto Enrico Caprioglio. Sono intervenuti, inoltre, sindaci e amministratori locali sulla scia delle relazioni di Roberto Masi, Marco Misischia, Cristiano Tomei e Olmo Romeo di CNA Turismo e Commercio nazionale e regionale.
La pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova la fragile struttura sociale e economica delle nostre città, ponendo una nuova questione sulla ricerca di soluzioni capaci di trasformare i modelli di crescita e sviluppo economico urbano a seguito di un ripensamento nella gestione di servizi, attività produttive e lavorative, con particolare riferimento alla loro configurazione spaziale.
L’evento pandemico ha quindi trasformato l’idea di consumo: non più solo una transazione commerciale – in epoca Covid quasi solo digitale – ma un’esperienza fisica capace di offrire intermediazioni con le persone.
Il momento storico che abbiamo vissuto ha segnato e segnerà profondamente il nostro Paese, una frattura netta dal passato in cui sarà necessario trovare un nuovo punto di equilibrio. Questa dinamica di cambiamento, in cui i fenomeni globali generano conseguenze immediate a livello locale, ha investito direttamente le comunità e gli enti locali che le rappresentano, attribuendo a questi ultimi maggiori e diverse responsabilità, nonché nuove domande e bisogni a cui rispondere per gestire i cambiamenti generati dalla pandemia.
E’ evidente la necessità di un ripensamento strutturale del modello di gestione e sviluppo locale al fine di valorizzare il ruolo strategico che le città possono e devono giocare nella definizione dei nuovi bisogni sociali, nel rilancio economico dei sistemi produttivi e nella ripartenza complessiva del commercio, del turismo e dell’economia di prossimità.
Le piccole attività di vicinato sono luoghi di riferimento e ritrovo spesso insostituibili per mantenere viva una comunità. La loro presenza, insieme all’agibilità dei servizi essenziali relativi a sanità, istruzione e trasporti, può determinare la scelta delle persone rispetto all’abitare o no determinati luoghi. Questa peculiare dimensione del commercio, già in grande sofferenza prima dell’emergenza coronavirus, rischia di scomparire se incapace di resistere a un’ulteriore contrazione dei ricavi.
L’economia di vicinato rappresenta un interesse della collettività che merita di essere tutelato che non può essere completamente soddisfatto dalla grande distribuzione né dal commercio on line.
In questo contesto, piena è stata la condivisione da parte di tutti gli interventi nel concludere come i dehors possono, a determinate condizioni, divenire un elemento nell’architettura urbana italiana e la loro presenza contribuisce a valorizzare l’immagine delle città e dei paesi. Essi, oggi rappresentano un luogo di incontro e di socializzazione per i cittadini e i turisti, ma possono e devono diventare anche un importante elemento di decoro e di bellezza.
Per questi motivi CNA sostiene una regolamentazione nazionale – in condivisione con regioni, comuni e associazioni imprenditoriali – delle strutture esterne di bar, alberghi, attività artigianali con consumazioni gastronomiche, con l’obiettivo di alzare il livello della qualità dell’offerta compatibile del contesto di un luogo, di una città offrendone una immagine coordinata. Durante il convegno sono stati esaminate criticità, sfide e opportunità legate alla regolamentazione dei dehors presentando, dal vivo, esempi di best practice nella realizzazione di dehors.
La semplificazione delle concessioni per l’utilizzo del suolo pubblico e le deroghe concesse dai Comuni hanno permesso alle attività imprenditoriali di utilizzare spazi all’aperto con risultati, in molti casi, positivi e molto apprezzati anche dai cittadini. Una regolamentazione per i dehors può rappresentare un valore aggiunto per gli spazi urbani: infatti, laddove sono ben gestiti e normati, conferiscono l’immagine di contesti cittadini sempre più accoglienti, soprattutto nei centri storici.
Va, sicuramente, ricercato un equilibrio tra le esigenze del decoro urbano e quelle dei gestori di attività di ristorazione con regole chiare e definite, in modo che si evitino distorsioni o, d’altro canto, lungaggini burocratiche. Occorre riaffermare, anche nel periodo di normalità, la funzione strategica dei dehors tenendo conto di una sintesi positiva tra vantaggi competitivi e criteri di congruità con il contesto architettonico circostante.