“La chiusura dello stabilimento di Ragusa, escluso dal piano di trasformazione e rilancio della Eni-Versalis nell’ottica di decarbonizzazione, ci preoccupa non poco per la ricaduta negativa che il territorio subirà in termini economici”. A prendere posizione è CNA Fita Sicilia a seguito della decisione da parte dell’azienda che ha annunciato per il prossimo 31 dicembre la cessazione delle attività di produzione di idrocarburi leggeri e polietilene a Priolo e Ragusa e, con l’aggravante, che quest’ultimo sito chiuderà i battenti.
“In questi casi, come è giusto che sia, ci si preoccupa subito dei posti di lavoro che andranno perduti in seno alla struttura – affermano i coordinatori regionali Giorgio Stracquadanio e Daniela Taranto e il presidente Saro Tumino – ma accanto a questo grave problema c’è anche un indotto, rappresentato da piccole imprese e dai loro lavoratori, che non può passare inosservato. Non può essere considerato figlio di un dio minore. È giusto che si sappia che con la Versalis hanno lavorato e lavorano tre consorzi di autotrasportatori di questo territorio, composti da 135 padroncini, con un parco circolante di oltre 200 mezzi e con oltre cento dipendenti. Questo pezzo di mondo del lavoro che fine farà? Saranno anche questi sostenuti dall’Eni con contributi per la loro “conversione ecologica”? Oppure saranno abbandonati al loro destino? Nessuno è insensibile alla trasformazione ambientale e alla riqualificazione ‘green’ della struttura – sottolineano – ma non si possono cancellare, di colpo, i rapporti di collaborazione economica in essere. Queste imprese hanno sostenuto investimenti per assicurare un servizio di qualità mantenendo così attivo il ciclo produttivo dello stabilimento ragusano. Ora rischiano seriamente di perdere un’importante commessa e quindi di chiudere i battenti. CNA Fita Sicilia fa appello ai governi, regionale e nazionale, affinché si adoperino al più presto – concludono Stracquadanio, Taranto e Tumino – per l’istituzione di un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali e di rappresentanza in cui si dovranno accendere i riflettori anche sulla gestione futura delle relazioni industriali tra Eni e fornitori dei servizi di trasporto. Se una ‘riconversione’ deve generare una crisi da scaricare su chi ha fornito con serietà e professionalità un servizio, allora la stessa operazione o è artificiosa oppure è vana”.