“Chiediamo al Governo di lavorare con noi sulle nostre proposte: non chiediamo più risorse, ma di spendere meglio quello che c’è”: così il presidente nazionale CNA, Daniele Vaccarino, intervenuto oggi nel corso della presentazione della seconda edizione del rapporto sui servizi alle famiglie e alle persone in Italia, “Un nuovo Welfare per la crescita”.

Oltre a Vaccarino e al sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Bobba, sono intervenuti Claudio Giovine, direttore Divisione Economica e Sociale CNA, Valter Marani, direttore Patronato EPASA ITACO, Andrea Ciarini, dell’Università La Sapienza, che ha presentato il rapporto; Vittorino Facciolla, coordinatore della commissione Politiche sociali della Conferenza Stato-Regioni, Jean-Remy Acar, direttore Generale FEPEM e Adrien Gauthier, responsabile Comunicazione Centre National CESU.

“L’Italia non può permettersi più di sostenere il modello di welfare fai-da-te delle famiglie, anche per l’andamento demografico del Paese, né può continuare ad alimentare il sommerso” così Valter Marani, ha presentato le proposte dell’associazione sulla riforma del welfare. Una riforma necessaria, di fronte a una domanda di welfare aziendale che in Italia continua a crescere, nelle grandi come nelle piccole imprese, ma i servizi offerti spesso non corrispondono ai reali bisogni dei lavoratori.

I punti salienti della proposta: “qualificare i servizi alle famiglie e alle persone, regolarizzarne la produzione e l’erogazione, favorirne la fruizione in maniera trasparente sono i fattori trainanti del nostro progetto” ha detto Marani.

Tanto per avere un’idea: la spesa per l’indennità di accompagnamento in Italia nel 2015 è stata di 12,1 miliardi di euro, il 44% della spesa totale per il Long term care. Le restanti parti del 46% e del 10% corrispondono rispettivamente alla componente sanitaria e altre prestazioni assistenziali per un valore complessivo sul PIL dell’1,9%. L’occupazione nei servizi sociali e sanitari in Italia è cresciuta dal 2008 al 2015 del +9,1%, seconda solo al settore hotel e ristorazione (+15%). Secondo alcune stime, sarebbero 830.000 gli impieghi irregolari nel settore della cura, alimentati dalla indennità di accompagnamento oltre che da risorse private delle famiglie. 

Ecco allora che il welfare va difeso perché è utile ai cittadini, ma può e deve diventare un grande fattore d’innovazione, creare nuova occupazione e sostenere le imprese. Il modello cui si ispira la proposta dell’associazione è quello francese, con un forte impulso al coordinamento tra i diversi servizi che compongono la cura delle persone con il vantaggio di dare impulso all’emersione del lavoro nero.

 

 

 

 

 

 

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