Il tempo degli annunci deve lasciare spazio al tempo dei risultati. Ma l’obiettivo dello sviluppo sostenibile non può prescindere da attenzioni e politiche mirate nei confronti delle piccole imprese su temi cruciali per il futuro del continente. Non è questione di sostenere l’anello debole della catena, piuttosto è la valorizzazione di un pezzo fondamentale del nostro sistema economico. Ce lo insegnano gli americani con lo Small Business Innovation che dal 1982 rappresenta una componente centrale dell’ecosistema innovativo statunitense.
Sarebbe auspicabile puntare sull’iniziativa diffusa per la riduzione delle emissioni in particolare su settore immobiliare e trasporto merci, e sulle piccole imprese. La rilevanza del tema della decarbonizzazione avrebbe dovuto rafforzare l’azione di coordinamento delle politiche europee, così come il digitale. Il NgEu aveva tale aspirazione ma i singoli Stati, Italia a parte, non l’hanno colta.
E’ quanto rileva la CNA in un articolo pubblicato su Il Foglio nel quale evidenzia una prima analisi del NgEu dopo la presentazione dei piani nazionali da parte di 14 Paesi.
Al netto dell’Italia, il NgEu si sgonfia in modo consistente in termini di risorse mobilitate. Secondo una analisi della CNA, su circa 360 miliardi destinati ai prestiti, l’ammontare richiesto non arriva a 30 miliardi. Germania, Francia e Spagna fanno ricorso solo ai grants (Madrid in realtà si riserva di ricorrere ai prestiti nel 2023). Inoltre se le risorse di Germania (25,6 miliardi) e Francia (40,9 miliardi) non andranno a coprire investimenti aggiuntivi l’effetto di stimolo da parte delle due locomotive sarebbe praticamente pari a zero. Escludendo l’Italia le risorse mobilitate sfiorano il 50% del totale con conseguente ridimensionamento in termini di generazione di esternalità positive quale frutto di una azione comune.
L’Italia dunque sarà determinante per il successo del programma europeo essendo il principale beneficiario delle risorse.
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