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Sul subappalto il Consiglio di Stato bacchetta il Governo.

“Una sonora bocciatura”. E’ questo il lapidario commento di Carmine Battipaglia, Presidente CNA Installazione Impianti, in merito ai rilievi che il recente parere del Consiglio di Stato ha mosso al correttivo appalti circa le modifiche introdotte all’articolo sul subappalto.

 

Nell’adunanza della Commissione Speciale del 22 marzo scorso, il Consiglio si è innanzitutto  interrogato sull’opportunità o meno di una modifica che comporterebbe una vera e propria inversione di rotta rispetto all’originaria scelta del codice, ricordando che in un parere già reso in precedenza (parere n. 855/2016) era stato osservato che il legislatore avrebbe potuto porre “limiti di maggior rigore rispetto alle direttive europee, che non costituirebbero un ingiustificato goldplating, ma sarebbero giustificati da pregnanti ragioni di ordine pubblico, di tutela della trasparenza e del mercato del lavoro”.

 

E non vengono neanche fatti sconti sulle motivazioni che avevano indotto il Governo a togliere, nella bozza di Decreto Correttivo, i limiti al subappalto per lavori diversi da quelli della categoria prevalente. Il riferimento alla decisione della Corte di Giustizia UE (C-406/14) che per il Governo avrebbe imposto la modifica della norma, è ritenuto infatti superato in quanto quella decisione, si legge nel parere, “si è formata in relazione alla previgente Direttiva 2004/18. La nuova Direttiva 2014/24 consente gli Stati membri di dettare una più restrittiva disciplina del subappalto”.  Il fatto poi che la nuova Direttiva si ponga il legittimo obiettivo di tutelare le micro, piccole e medie imprese “può indurre alla ragionevole interpretazione che le limitazioni quantitative al subappalto, previste dal legislatore nazionale, non sono in frontale contrasto con il diritto europeo”.

 

“E’ del tutto evidente – commenta Battipaglia –  che le ragioni che avevano portato il Governo a prevedere la modifica dell’art. 105 del Codice Appalti erano infondate, se non decisamente pretestuose, e che ora non vi siano più controindicazioni nel mantenere la norma nella sua stesura attualmente in vigore ”.

 

Altra censura, la Commissione Speciale del Consiglio di Stato l’ha dedicata alle modifiche previste al comma 22 dell’art. 105. Nel decreto correttivo il Governo aveva “modificato in toto un scelta fondata su una ratio chiara quale quella di consentire, ai fini della qualificazione, che ciascun soggetto possa utilizzare solo le prestazioni effettivamente eseguite in proprio”.  

 

In pratica, secondo il Consiglio di Stato dall’Esecutivo sarebbe arrivato un vero e proprio regalo alle cosiddette “scatole vuote”. “Anche in questo caso – conclude il Presidente degli impiantisti CNA – il parere ha fatto piazza pulita delle motivazioni che avevano favorito la modifica della norma riconoscendo quanto da sempre sostengono CNA Installazione Impianti e le altre associazioni del settore impiantistico. Ci aspettiamo ora che il Governo sia conseguente al parere del Consiglio di Stato e si astenga dal proporre qualsiasi modifica all’art. 105 il cui testo tutela la professionalità e la specificità delle imprese specialistiche”.    

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