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Sulla TARI aumenta la confusione che danneggia le imprese

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L’obiettivo era concedere più tempo a imprese e Comuni per adeguarsi alla nuova disciplina sui rifiuti urbani ed ai relativi impatti sulla TARI, ma quanto è stato approvato con l’emendamento 30.64 al Decreto Sostegni – modificato in sede di approvazione rispetto al testo iniziale – è un pasticcio e non rappresenta una soluzione, almeno per le imprese. E’ quanto sottolineano in un comunicato CNA, Confartigianato e Casartigiani rilevando che si chiede alle imprese di comunicare entro il 31 maggio prossimo quali rifiuti urbani l’impresa intenda conferire al di fuori del servizio pubblico, sfruttando una opportunità prevista dal d.lgs 116/2020, ai fini della conseguente applicazione o meno della TARI a partire dal 2022.
Con otto mesi di anticipo, in un contesto di estrema incertezza, e considerando che i Comuni non hanno ancora adeguato i propri regolamenti e tariffe alle nuove regole, è impensabile che le imprese abbiano gli elementi per effettuare la scelta più funzionale alle proprie esigenze e, di conseguenza, darne comunicazione al Comune.
Anche per gli anni successivi, inoltre, la norma approvata concede solo un mese ulteriore per tale scelta, che dovrà essere fatta entro il 30 giugno di ogni anno con riferimento all’anno successivo. Ancora più incomprensibile, inoltre, non intervenire sulla previsione che vincolerebbe per cinque anni la scelta dell’impresa, orientamento che è stato contestato anche dall’autorità Antitrust con una segnalazione inviata al Governo.
Le Confederazioni dell’artigianato auspicavano un intervento diverso sul DL Sostegni, che potesse abrogare il riferimento ai cinque anni, peraltro giustamente ritenuto indicativo e non vincolante da una recente interpretazione del Ministero della Transizione ecologica, e concedere tempo alle imprese almeno fino al 30 settembre, per poter comunicare la propria scelta al Comune avendo un quadro più chiaro e oggettivo della situazione, sia per il 2021 e sia per gli anni successivi.

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