La filiera italiana dell’automotive parla soprattutto la lingua delle micro e piccole imprese e la transizione deve essere sostenibile per essere efficace. È il messaggio lanciato da CNA in occasione dell’evento “La transizione dell’automotive per artigiani e Pmi, scenari, sfide e opportunità per le imprese della filiera” al quale è intervenuto Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle imprese e del Made in Italy, il quale ha sottolineato che “l’automotive è un settore strategico per l’Italia ma occorre essere realisti sul percorso della transizione” ribadendo l’esigenza di “anticipare al 2025 la riflessione sulle scadenze del 2035”.
Ad aprire il confronto, il Segretario generale CNA, Otello Gregorini, il quale ha sottolineato che “come spesso accade sono state fatte scelte senza fare i conti con la realtà. Noi siamo abituati al buon senso e al pragmatismo e la transizione della mobilità necessita di una riflessione seria e approfondita. Siamo a favore della transizione – ha aggiunto – e dobbiamo realizzarla ma facendo i conti con la realtà. La questione della transizione non riguarda solo i grandi costruttori di veicoli ma una platea di decine di migliaia di imprese, la stragrande maggioranza micro e piccole che rappresentano un fiore all’occhiello del Made in Italy con competenze che non dobbiamo disperdere”.
I numeri della filiera parlano chiaro. Oltre 111mila imprese e 542mila addetti comprendendo la produzione di veicoli, carrozzerie, componenti e accessori, attività commerciali e le attività di riparazione manutenzione. Rilevante il peso delle micro e piccole imprese che rappresentano l’84% della componentistica, il 92% delle carrozzerie e il 97% della manifattura, quasi il 30% del fatturato e la metà degli occupati. Negli altri segmenti della filiera l’incidenza delle piccole imprese è ancor più consistente. Nel settore dell’autoriparazione ad esempio le imprese con meno di 10 addetti sono il 96,4% del totale e rappresentano quasi l’80% degli addetti e contribuiscono al 64,7% delle vendite.
Inoltre le micro-imprese dell’autoriparazione forniscono un effetto moltiplicativo importante alla crescita di altri settori: esprimono il 77,2% degli investimenti in beni materiali realizzati all’interno del comparto e quasi il 64% degli acquisti di beni e servizi funzionali alla loro attività.
A giudizio della CNA per accompagnare la trasformazione tecnologica e produttiva della filiera sono necessarie: Programmazione e gradualità, anche riconsiderando le opzioni tecnologiche disponibili in tema di mobilità sostenibile, inclusi sistemi di retrofit in grado di ridurre le emissioni dell’attuale parco circolante; Sostegno agli investimenti, anche attraverso lo specifico utilizzo delle risorse derivanti dall’attuale tassazione del carbonio (es. ETS, ETS 2, CBAM, ecc.); Sviluppo delle competenze, sostenendo i processi di formazione delle professionalità che il mercato richiede; Sviluppo infrastrutturale in linea con le esigenze connesse alla diffusione della mobilità elettrica evitando l’acuirsi di disomogeneità territoriali; Avvio di strumenti di sostegno in grado di rendere coerente la spinta alla transizione tanto nell’offerta quanto nella domanda, orientando gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargando la platea dei fruitori; Trasparenza, sinergia e collaborazione nei rapporti lungo la filiera, a partire dalla rimozione degli ostacoli per l’accesso alle informazioni tecniche delle case costruttrici, essenziali per operare in conformità agli standard richiesti.
Da ultimo, è quanto mai opportuno avviare un osservatorio permanente, che coinvolga in maniera effettiva e strutturata le categorie rappresentative dei diversi settori della filiera nella definizione di strategie, politiche, bisogni e soluzioni da qui al 2035.
Al dibattito sono intervenuti anche il presidente di CNA Produzione, Roberto Zani, e il presidente di CNA Meccatronici, Francesco Circosta, per mettere in evidenza le peculiarità dei rispettivi settori.
Nelle conclusioni il Presidente Nazionale CNA, Dario Costantini, ha evidenziato che “oggi più che mai c’è un tema piccola impresa che non è più rinviabile, in Italia e in Europa”. Con l’auto elettrica “l’Europa ha nei fatti imposto una tecnologia alle imprese e oggi raccogliamo i primi frutti amari”. “Oggi lanciamo alcune proposte concrete – ha detto – occorre rivedere i criteri dei contratti di sviluppo e degli accordi per l’innovazione che cubano un miliardo l’anno ma per i primi la soglia minima è 20 milioni di euro e 5 milioni per i secondi. Se non si abbassano tagliamo fuori le piccole ma anche le medie imprese. Inoltre occorre istituire un osservatorio permanente, che coinvolga in maniera effettiva e strutturata le categorie rappresentative dei diversi settori della filiera nella definizione di strategie, politiche, bisogni e soluzioni da qui al 2035”.