Sono oltre un miliardo i crediti bloccati per i lavori del Superbonus 110% nelle Marche. A subire il blocco sono 2mila imprese con 3mila cantieri fermi in attesa che qualcuno acquisisca i crediti, consentendo alle imprese di partire con i lavori. CNA Costruzioni Marche lancia una proposta a Regione, Province e Comuni marchigiani: l’acquisto del credito dalle banche locali da utilizzare in compensazione diretta dei propri oneri fiscali nel corso dei prossimi anni.
Ad aprire la strada a questo tipo di operazioni, è stata la Provincia di Treviso, che ha acquistato crediti derivanti da bonus edilizi per 14,5 milioni di euro da due istituti: la Banca Popolare Sant’Angelo e la Banca di Credito Cooperativo di Cherasco. Anche la Regione Sardegna e alcuni comuni del Veneto, sono pronti a far partire questo tipo di operazioni.
“Chiediamo agli enti locali marchigiani” annuncia Marco Rossi, presidente regionale CNA Costruzioni “di fare la stessa operazione, consentita dalle normative vigenti. Province e Comuni, ma anche la stessa Regione, possono acquistare crediti dalle banche, aiutandole a liberare i loro cassetti fiscali. In questo modo le banche possono tornare a prendere crediti dalle imprese edili e gli enti locali possono usare i crediti per compensare i propri debiti fiscali. Visto che devono pagare i contributi previdenziali dei dipendenti e l’Iva sui beni acquistati. Insomma – prosegue – possono comprare crediti fiscali dalle banche fino a un ammontare pari ai loro crediti fiscali. I vantaggi derivanti da questa operazione sono per tutti e sono evidenti: le banche liberano i cassetti fiscali e tornano ad acquistare crediti, gli enti locali acquistano questi crediti con lo sconto e compensano a loro vantaggio i debiti fiscali, le imprese possono riaprire i cantieri, facendo ripartire il mercato edile con benefici per tutta l’economia. Liberare i cassetti fiscali delle imprese non significa solo evitare ‘fallimenti annunciati’, cantieri abbandonati con famiglie che si trovano lavori non terminati e che non riescono più a rientrare nel beneficio, manovalanza disoccupata, l’impossibilità di avere disponibili aziende attive e con liquidità per partecipare ai lavori del Pnrr”, sottolinea in conclusione Rossi.