L’allarme lanciato dalla CNA sul rincaro abnorme dei materiali per l’edilizia viene raccolto dalla Rai. La trasmissione televisiva “Mi manda Rai Tre”, condotta da Lidia Galeazzo e Federico Ruffo, ha ripreso l’indagine realizzata dal nostro Centro studi e fatto proprio il timore che la fiammata dei prezzi possa danneggiare una iniziativa di successo: il Superbonus.
Le agevolazioni fiscali legate al Superbonus 110%, anche se partite un po’ in sordina e con qualche incertezza, sembrano far gola a molti italiani: ad oggi sono più di 10mila i cantieri avviati. L’aumentare della domanda di agevolazioni fiscali sta andando di pari passo con l’aumento dei prezzi delle materie prime, dei materiali e delle apparecchiature rispetto al 2019. Lo dimostra l’indagine realizzata dal Centro studi della CNA, dedicata a “La ripresa del settore delle costruzioni tra agevolazioni e aumenti delle materie prime”, cui ha partecipato un campione rappresentativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera, che operano nei comparti della installazione di impianti, dell’edilizia e dei serramenti.
“Un aumento dei prezzi così ampio rischia di ridurre fortemente la marginalità delle imprese – ha affermato Riccardo Masini di CNA Costruzioni, intervenendo a “Mi manda Rai Tre” – Le cause possono essere diverse: squilibri nell’approvvigionamento delle materie prime causati dall’emergenza pandemica ma anche una domanda maggiore dei bonus di ristrutturazione”. Dalla ricerca della CNA emerge, ad esempio, come il costo di rifacimento di un cappotto termico sia raddoppiato, passando da 80 a 160 euro al metro quadro. “In generale – osserva Masini – sono aumentati tutti i prezzi dei materiali e in particolare quelli legati ai bonus per le ristrutturazioni. È chiaro che questi aumenti andranno ad incidere anche sul costo degli interventi”.
Il 53% delle imprese che ha partecipato all’indagine della CNA si dichiara impotente di fronte a questo fenomeno e non ha la possibilità di ritoccare i preventivi che sono già stati contrattualizzati, andando così a coprire di tasca propria gli aumenti, riducendo di conseguenza i propri margini. Per quanto riguarda, invece, le nuove lavorazioni che non sono ancora state contrattualizzate con molta probabilità i costi incideranno anche sui clienti.
“Anche in questo caso però – sottolinea Masini – c’è forte preoccupazione legata al fatto che in questa situazione si potrebbero superare i massimali e quei tetti di spesa che la legge impone oltre i quali sarà il cliente a dover pagare direttamente l’impresa”.
Per quanto riguarda lo sconto in fattura Masini osserva che “le imprese non sono obbligate ad offrire questo tipo di opzione. Per le Pmi dietro lo sconto in fattura nove volte su dieci c’è l’obbligo di rivolgersi al proprio istituto bancario per metter in piedi un meccanismo complesso che le espone anche finanziariamente: spesso infatti viene a mancare all’impresa la liquidità necessaria per procedere con le lavorazioni. Questo discorso vale ancor di più per le imprese dell’edilizia che stanno lentamente uscendo da una crisi del settore iniziata nel 2008. È quindi necessaria – conclude – un’attenzione e una sensibilità maggiore da parte degli istituti bancari per supportare le piccole e medie imprese”.