la pronuncia del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania, Sezione I, Sentenza n.3735 del 13 giugno scorso, ha affermato il principio per cui i nuovi contratti collettivi nazionali di lavoro ed i maggiori costi derivanti, possono giustificare il riequilibrio del contratto, con varianti in corso di esecuzione, in particolare nei contratti di durata.
Il principio affermato in Sentenza si inserisce in un ambito da sempre controverso e che spesso, in cui spesso in passato è stato affermato che l’approvazione di un nuovo CCNL non rappresentasse una circostanza eccezionale.
La questione posta si incardina nella disciplina del vecchio codice in quanto il contratto di appalto oggetto di contenzioso era bandito in vigenza del d.lgs. 50/2016. In particolare, l’art. 106 (d.lgs. 50/2016) stabilisce che i contratti di appalto possono essere modificati senza una nuova procedura di affidamento, ove la necessità di modifica è determinata da circostanze impreviste o imprevedibili per l’amministrazione aggiudicatrice, tra le quali “la sopravvenienza di nuove disposizioni legislative o regolamentari o provvedimenti di autorità od enti preposti alla tutela di interessi rilevanti”.
È in quest’ambito che devono ritenersi rientranti i contratti collettivi nazionali di lavoro, in ragione della loro inderogabilità e per la natura che rivestono.
In conclusione, il TAR Campania ha respinto la questione prospettata dalla ricorrente che sollevava l’illegittimità dell’aggiudicazione per insostenibilità attuale dell’offerta aggiudicata, ritenendola invece tra i rimedi manutentivi del contratto, essendo i nuovi livelli retributivi sicuramente applicabili alla futura esecuzione del contratto da affidare.
Va infine osservato che il riequilibrio contrattuale costituisce oggi principio espressamente affermato nel nuovo codice dei contratti pubblici all’art. 9 del d.lgs. n.36/2023.
TAR Campania, Sezione I Sentenza 3735/2024 pubblicata il 13 giugno 2024
