Ricavi ridotti al lumicino, pochissimi rifiuti da smaltire, ma le bollette Tari arrivano ugualmente e sono sempre salate: è questa la situazione paradossale in cui si trovano, a Ferrara e non solo, i titolari di bar, ristoranti e analoghe attività colpite dalle restrizioni anti-Covid.
“In questi mesi – spiega la titolare della pasticceria San Giorgio e socia storica di CNA, Emanuela Toselli – tra lockdown integrali e chiusure parziali abbiamo guadagnato si e no il 30% di quanto incassiamo abitualmente. In proporzione si è ridotta anche la nostra produzione di rifiuti. L’unica cosa che è rimasta pressoché invariata è la bolletta Tari che a novembre era di 3290 euro, la somma di tre rate precedentemente sospese causa lockdown, con uno sconto di soli 300 euro, il dieci per cento del totale. Niente, a paragone delle perdite che abbiamo subito per un locale dà lavoro a due soci, io e mio fratello, e 7 dipendenti. Nove famiglie”.
Insomma, una situazione difficilissima: anche Michela Carlotti della Pasticceria Roverella 2000 lamenta bollette sproporzionate rispetto all’effettivo utilizzo del servizio di rifiuti. “La mia attività – spiega – paga circa 900 euro al mese per la raccolta rifiuti. È una cifra determinata dall’estensione del locale, che è molto ampio, ma è evidentemente sproporzionata rispetto al reale utilizzo del servizio nel 2020. Tra chiusure integrali e parziali abbiamo lavorato poco e prodotto pochissimi rifiuti: ma gli sconti sono minimi. La bolletta trimestrale di aprile 2020 conteneva uno sconto-Covid di 200 euro. Poi, a novembre ci è arrivata una mazzata da 8mila euro”.
Analogo il disappunto di Ernesto Palermo, giovane titolare dello “Schiaccia”, locale di via San Romano: sull’ultima fattura di 400 euro ha ‘beneficiato’, si fa per dire, di uno sconto-Covid di 49 euro. “Poco più del 10% – spiega – a fronte di una riduzione degli incassi che anche per noi è stata del 70%”. I mesi del lockdown integrale sono stati difficili, ma quelli della ‘zona arancione’ rischiano di esserlo ancora di più, spiega Palermo: “Un ristorante, anche di tipo fast-food come il nostro, non può vivere di solo asporto e domicilio. Il servizio domiciliare comporta spese aggiuntive, e la richiesta non compensa la riduzione di clienti in presenza”.
“Il servizio e la relativa tariffazione – conclude Paolo Saitta, titolare della pasticceria Duca d’este e di altri noti locali di Ferrara – andavano completamente rivisitati in base alla situazione di emergenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la crisi è sempre più grave, ma noi siamo costretti a pagare servizi che non abbiamo mai utilizzato”.
“Abbiamo raccolto le testimonianze dei nostri imprenditori perché la situazione è davvero difficile – spiega la responsabile di CNA Turismo e Commercio Ferrara, Linda Veronese – Il settore HoReCa (ristoranti, bar, hotel) è in grave sofferenza e la tassa sui rifiuti è un’ulteriore mazzata per bilanci già molto risicati. All’Osservatorio sui Rifiuti abbiamo appreso che Hera, per il 2020, si troverà in bilancio utili importanti: le tariffe sono rimaste pressoché invariate, mentre i rifiuti da smaltire si sono ridotti. CNA ritiene che gli utili che ricadranno nel bilancio del Comune di Ferrara e della Holding vadano impiegati come conguaglio ai consumi reali del 2020 e per ridurre considerevolmente nel 2021le tariffe praticate a questo settore martoriato dall’emergenza: e parliamo di riduzioni vere sensibili, che coinvolgano sia la quota fissa sia la quota variabile”. “Siamo disponibili – conclude Veronese – a contribuire con le amministrazioni e gli altri soci pubblici affinché ci siano soluzioni più ampie ed idonee rispetto a quelle fino ad ora applicate”.