Tavolo moda, le nostre richieste al ministro Urso

Si è tenuto questa mattina al ministero delle Imprese e del Made in Italy il Tavolo Moda presieduto dal ministro Adolfo Urso.

“Il governo destina 250 milioni di euro nel settore della moda per il 2025, una scelta strategica per sostenere un comparto che rappresenta l’eccellenza del made in Italy e un pilastro della nostra economia”, ha assicurato Urso. “Una cifra significativa – ha sottolineato – messa a disposizione attraverso strumenti concreti per dare alle aziende della moda la stabilità e la fiducia di cui hanno bisogno per tornare a crescere“.

CNA Federmoda ha partecipato ai lavori con il responsabile nazionale, Antonio Franceschini che ha segnalato apprezzamento per il lavoro di ascolto del Mimit fin dal gennaio 2023 e ha affermato che le misure previste a sostegno del settore hanno senz’altro una valenza di prospettiva ma siamo di fronte alla necessità di misure urgenti per salvaguardare un settore che sta perdendo pezzi della filiera. “Non trascuriamo il fatto che oggi il settore sconta anche una delocalizzazione delle decisioni strategiche in considerazione che molti brand fanno ormai parte di gruppi con sede al di fuori dell’Italia e gli alti numeri di cessazioni d’imprese soprattutto della filiera a monte nel corso dell’ultimo anno”, ha evidenziato Franceschini rimarcando la necessità di liquidità da parte delle aziende e avanzando quindi la richiesta di una sospensione dei versamenti contributivi ed erariali per l’anno in corso.

CNA Federmoda al riguardo del tema della liquidità ha posto all’attenzione l’inefficacia della circolare Abi al di fuori del perimetro dei crediti garantiti chiedendo maggiore flessibilità al sistema bancario.

Relativamente alla Cassa integrazione in deroga recentemente introdotta, Franceschini ha puntualizzato la difficoltà delle imprese artigiane e delle Pmi ad aderire al sistema dell’anticipo chiedendo al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e all’Inps di verificare la possibilità di superare questo problema. In chiusura d’intervento ha ribadito come la richiesta di riversamento del credito d’imposta sulle spese di ricerca e sviluppo fatta alle imprese del settore rompe un rapporto di fiducia tra imprese e Stato e che, di conseguenza, vanno quindi trovate modalità di sanare questa situazione.