Martedì 4 agosto è una data cruciale per le piccole e medie imprese ferraresi che, finalmente, potranno lavorare per se stesse, dopo avere fatto fronte – fino a lunedì – alle onerose ed esigenti aspettative da quell’ingombrante socio che è il fisco italiano. La data simbolica è indicata da una recente indagine dell’Osservatorio nazionale della CNA sulla tassazione delle pmi, che ha stilato una classifica tra 113 Comuni italiani per capire in modo semplice e immediato fin dove arriva, nell’arco dei 12 mesi, la mano del fisco sulle piccole imprese, posizionando Ferrara al 24° posto (la città con il fisco “più amico” è Cuneo, con il tax free day il 17 luglio, quella con il fisco “più vorace” è Reggio Calabria, dove si lavorerà fino al 29 settembre solo per pagare le tasse).
In sostanza, se è vero che la pressione fiscale sulle piccole imprese è, nel 2015, in leggera discesa, si ha la conferma che siamo in presenza di un fisco fra i più voraci d’Europa, con un peso complessivo (total tax rate) del 62,2%, tra Imu, Tasi, Tari, Irap, Ivs, Irpef dovuta e addizionali Irpef regionale e comunale.
“Non c’è dubbio – sottolinea Alberto Minarelli, presidente provinciale della CNA – che la pressione fiscale sulle imprese sia straordinariamente pesante e costituisca il freno maggiore per il loro rilancio, in un contesto che permane tutt’ora difficile e ben lontano da una effettiva ripresa. Ogni azione tesa a rimettere in moto l’economia non può che passare da questo nodo, e cioè dalla diminuzione effettiva dell’incidenza del fisco su un tessuto produttivo, che sta tutt’ora soffrendo in presenza di segnali piuttosto blandi, ma anche di condizioni più favorevoli sui mercati internazionali”.
Se Reggio Calabria e Bologna (per la quale il tax free day arriva il 23 settembre) stanno peggio, anche Ferrara non va benissimo, pur avendo registrato un lieve miglioramento rispetto al 2014, passando da un total tax rate del 61,4% all’attuale 59,3%.
“Il succo non cambia – rileva Minarelli – Sarebbe, quindi, impensabile che, in riferimento alle future scelte di bilancio degli enti locali della nostra provincia, si decidesse di inasprire ancora di più la tassazione sul sistema produttivo, pur in presenza di nuovi tagli della spesa. D’altra parte, la riduzione del peso fiscale sulle piccole e medie imprese è in generale ancora troppo limitata e lenta e, purtroppo, alcune imposizioni, avvertite come insopportabili e inique perché frenano la crescita, non vengono neppure messe in discussione. Sorprende, ad esempio, che tra le ipotesi di abolizione dell’Imu, avanzate nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, non si sia neppure fatto cenno alla riduzione della tassazione sugli immobili strumentali delle imprese. Negozi e botteghe nel 2014 hanno registrato aumenti di Imu e Tasi superiori al 150%, pari a quasi due miliardi di euro per le casse dei Comuni. Non è più rinviabile una risposta chiara: occorre tagliare l’Imu sugli immobili strumentali delle imprese o, come percorso alternativo, arrivare alla deducibilità completa di questo del tributo comunale dal reddito d’impresa e dalla base imponibile Irap. Le imprese non possono più pagare Irpef, Ires ed Irap, su un tributo percepito da tutti come ingiusto, perché applicato a un immobile produttivo e non patrimoniale”.