Nel primo trimestre 2020 il saldo tra le imprese iscritte negli albi delle camere di commercio e le imprese che hanno cessato la loro attività è stato fortemente negativo, 30.283 imprese in meno.
L’emergenza sanitaria che sta attraversando il nostro Paese ha portato il Governo ad adottare misure volte a limitare i contatti tra le persone. I provvedimenti hanno dapprima ridotto e poi bloccato del tutto l’attività produttiva in un insieme sempre più ampio di settori economici. Tali disposizioni hanno inciso fortemente sul saldo della nati-mortalità delle imprese nel periodo gennaio-marzo. Tuttavia come tiene a precisare Movimprese-Unioncamere: “il primo trimestre dell’anno consegna tradizionalmente un bilancio negativo poiché riflette l’accumularsi di cessazioni contabilizzate a gennaio ma riferibili in realtà agli ultimi giorni dell’anno precedente, cosicché i registri camerali rilevano queste chiusure con il bilancio del primo trimestre dell’anno.”
La contrazione del periodo gennaio-marzo 2020, però, è stata particolarmente marcata, bisogna risalire al 2013 per trovare una diminuzione della stessa entità.
Quest’anno ad incidere più che in passato è stata la diminuzione delle iscrizioni, dovuta principalmente al fatto che in un mese su tre il Paese ha sperimentato una fase di lockdown che ha messo in stand-by l’Italia intera. Il dato positivo, invece, è quello relativo alle cessazioni in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (126.912 nel primo trimestre 2020 contro le 136.069 del primo trimestre 2019).
La stessa dinamica ha investito anche le imprese artigiane, 10.902 imprese artigiane in meno nei primi tre mesi dell’anno. Anche tra le imprese dell’artigianato si registra un tasso di cessazione più basso (2,76%) di quello registrato nello stesso periodo del 2019 (3,00%).
Se da un lato per molti non è stato possibile aprire una nuova attività a causa dell’emergenza in corso, dall’altro la pandemia sembra non aver incrementato il numero di chiusure.