“L’Italia ha tutte le potenzialità per essere un Paese di riferimento per molti stati africani proprio grazie al tessuto di piccole e medie imprese che viene guardato con grande attenzione quale leva per uno sviluppo sostenibile” lo ha affermato la vicepresidente nazionale CNA, Roberta Datteri, intervenendo nell’ambito della quarta edizione dell’Italia Africa Business Week (IABW), evento economico interamente dedicato a imprenditori italiani e africani. CNA ha avuto occasione di portare il proprio contributo in due sessioni di dibattito la prima dal titolo “Strategie per l’internazionalizzazione delle imprese italiane verso l’Africa nel post Covid-19” con gli interventi della vicepresidente nazionale CNA e del Sottosegretario al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Manlio Di Stefano. La seconda sessione dedicata a “Investire nelle Pmi africane e afro-italiane” ha visto l’intervento del responsabile Ufficio promozione e mercato internazionale CNA, Antonio Franceschini.
Secondo la vicepresidente nazionale CNA “bisogna operare per essere un ponte tra Europa e Mediterraneo ed essere un modello per la crescita africana e il consolidamento del settore privato. Le opportunità sono diverse per le nostre imprese sia sotto l’ottica commerciale che di partenariato. Nelle relazioni tra i due Paesi dobbiamo ragionare anche in termini di catene globali del valore, di connessioni, di interrelazioni. Il destino dell’Italia è inevitabilmente intrecciato a quello dell’Africa”.
La vicepresidente nel suo intervento si è poi soffermata sull’emergenza sanitaria: “In quello che sarà il mondo post Covid-19, sia nell’immediato che nel medio termine, dovremo guardare i nostri vicini come partner di riferimento. Ma oggi non possiamo parlare di post pandemia, dobbiamo ragionare in termini di convivenza”.
Il responsabile dell’Ufficio promozione e mercato internazionale CNA si è invece soffermato sulla necessità di fare un salto di qualità nel confronto Italia-Africa, sia sotto l’aspetto culturale che economico. “Sull’Africa siamo troppo condizionati dalla cronaca e difficilmente abbiamo occasioni di approfondimento, analisi e studio – ha affermato Franceschini – Emerge in questo confronto la grande potenzialità di crescita che può essere trasmessa attraverso le imprese nei due contesti internazionali, pur con le dovute differenze. Per quanto riguarda l’imprenditorialità degli immigrati, dobbiamo evidenziare come nel corso degli ultimi anni, questa si è distinta per una continua tendenza alla crescita e ha contribuito a sostenere gli equilibri dell’intero sistema di impresa nazionale. In questi anni di profonda difficoltà e transizione per il tessuto produttivo e occupazionale italiano, le attività indipendenti dei migranti si sono definitivamente affermate come una componete strutturale della base imprenditoriale italiana. La ricchezza delle imprese condotte da operatori immigrati in Italia – prosegue Franceschini – può rappresentare un valore inestimabile per il nostro Paese. Un valore che va oltre quanto prodotto in termini immediati”.
Ciò si riflette anche nei circa 12mila imprenditori stranieri di origine extracomunitaria associati a CNA, di cui oltre 2mila di origine africana. Una vera e propria risorsa poiché sono in grado di sintetizzare e mettere in relazione culture, modi di vivere e soprattutto sistemi imprenditoriali diversi tra loro.
Per quanto riguarda gli investimenti italiani in Africa, il responsabile Ufficio promozione e mercato internazionale CNA aggiunge “Possiamo e dobbiamo fare molto anche in Africa. L’investimento in questo continente rappresenta una grande opportunità per i nostri sistemi produttivi, un’occasione per creare contaminazioni stilistiche e creative, soprattutto per le imprese che operano sui beni di consumo e realizzare opportunità di strette collaborazioni tra Pmi nell’ambito delle filiere e delle tecnologie produttive. Le piccole e medie imprese – conclude Franceschini – hanno una naturale vocazione a creare ricchezza sociale ed economica nei territori dove queste fioriscono creando insediamenti distrettuali che esprimono valori di vario tipo”.