Dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, emerge che uno dei punti nodali della prossima riforma fiscale sarà una riedizione del concordato preventivo biennale. Prima di esprimere qualsiasi giudizio occorre leggere in concreto la proposta che verrà formalizzata, tuttavia appare utile sin da ora sottolineare gli elementi sostanziali che hanno portato al flop dell’analoga misura disposta per gli anni 2003/2004.
Quel sistema poneva due domande: perché dichiarare livelli di redditi e ricavi superiori a quelli promessi, anche se tassati in modo agevolato, se l’adesione alla misura prevede l’esclusione dalle verifiche? Perché aderire alla misura quando non si ha l’assoluta certezza di garantire quanto promesso?
La risposta ai due quesiti ha generato una selezione delle imprese che hanno aderito alla misura. Hanno optato solamente le imprese che avevano la certezza di garantire quei livelli di reddito e ricavi, aderendo a quello che si può definire un condono preventivo.
A giudizio della CNA si dovrebbe, invece, definire un nuovo sistema di tassazione dei redditi delle imprese e dei professionisti che abbia l’obiettivo di premiare l’efficienza e la fedeltà fiscale in modo automatico all’aumentare del reddito dichiarato. Per fare questo è necessario prevedere a regime un sistema premiale che stimoli e incentivi l’efficienza produttiva delle imprese e del lavoro autonomo, legata alle performance di reddito incrementale dichiarato rispetto ad una soglia minima di reddito, riferibile alle potenzialità produttive dell’impresa e da determinarsi in via presuntiva.
In passato non si è pensato ad una forma di agevolazione di questo tipo per le difficoltà legate all’individuazione di un reddito “soglia” associabile ad ogni unità produttiva, d’impresa o di lavoro autonomo, con modalità statistiche sufficientemente attendibili. Lo strumento ora c’è e si chiama “ISA”, Indicatori Sintetici di Affidabilità, eredità dei vecchi studi di settore. Attraverso gli ISA è possibile attribuire una misura di reddito “ideale” associabile all’impresa in relazione alla sua capacità produttiva. La proposta è quella di agire sull’aliquota, prevedendo che la parte di reddito che eccede quello di riferimento sia tassato ad una imposta sostitutiva ai fini delle imposte sul reddito e dell’IRAP molto ridotta, ad esempio del 10%, ossia pari all’aliquota ora applicata sui redditi di produttività dei lavoratori dipendenti. È questa la strada per creare un sistema di incentivi volto a stimolare i contribuenti ad accrescere la loro capacità produttiva al fine di abbassare la tassazione media sul reddito da loro prodotto.