“Diciotto miliardi e mezzo di Iva non riscossa. E 13 miliardi di Iva corrisposta ai propri fornitori da recuperare. Il danno finanziario sulle imprese pesa, pertanto, 31,6 miliardi accumulati in appena due anni, da quando è entrato in vigore lo split payment. Un pesantissimo salasso per le imprese fornitrici di beni e servizi alla Pubblica amministrazione che spesso, per sopperire al mancato recupero immediato dell’Iva versata, hanno dovuto ricorrere al credito bancario, aggiungendo perlomeno altri 650 milioni di interessi. Sempre che siano riuscite a trovare una banca disposta a erogarlo”. Così si legge in una nota CNA.
“Una situazione che il sistema imprenditoriale italiano, soprattutto le micro e le piccole imprese, non può più sopportare né tollerare – continua la CNA -. Molte migliaia di piccole imprese sono in ginocchio, non possono più anticipare l’Iva per il committente pubblico rimanendo in eterno una sorta di bancomat della PA. Non si pensi, quindi, a prorogare questo sistema vessatorio oltre il 31 dicembre o di estenderlo addirittura. L’Unione europea lo aveva autorizzato solo in via transitoria”.