Un giudizio positivo sull’adesione dell’Italia all’Unione Europea. Tiepido sull’euro. È quanto emerge dall’indagine ‘Quale Europa per il futuro o quale futuro per l’Europa’? – Il giudizio degli imprenditori’, condotta dal Centro Studi CNA tra gli imprenditori associati, in vista delle prossime elezioni europee, che si terranno il 26 maggio.
Un voto che si preannuncia cruciale per il destino dell’Unione Europea: queste elezioni, infatti, arrivano dopo la Brexit, in un clima di contrasto tra le forze politiche. La CNA ha promosso un’indagine tra le imprese associate per conoscere ciò che pensano gli imprenditori sull’Europa che abbiamo conosciuto finora, ma anche per far emergere le priorità da affrontare nella prossima legislatura.
L’indagine ha coinvolto 1.730 imprenditori, localizzati in tutte le Regioni, con una maggiore concentrazione in quelle settentrionali, coerentemente con quella che è la distribuzione effettiva delle imprese in Italia. Il campione, composto per l’87% da imprese con meno di 10 addetti, è rappresentativo delle realtà produttive del mondo dell’artigianato: circa il 45% delle imprese, infatti, opera nei settori industriali (25,5% manifattura e 19,8% costruzioni), il 43% nei servizi (26,8% alle imprese e 15,8% alla persona), il 7,8% nei trasporti e il 4,4% nell’alloggio/ristorazione.
Gli imprenditori che giudicano in modo positivo l’adesione dell’Italia all’Unione Europea sono il 56,5% del totale. Da rilevare che è il 36,4% ad avere una visione molto positiva dell’Ue. All’opposto, invece, il 34,7% degli imprenditori esprime un giudizio negativo sull’adesione al progetto europeo, di cui il 15,9% molto negativo. Riguardo all’euro, il giudizio degli imprenditori risulta meno favorevole. La quota di coloro che giudicano negativamente l’appartenenza all’Eurozona, infatti, supera quella di chi esprime un giudizio positivo sulla moneta unica: il 48,7% contro il 45,6% del totale.
Guardando al futuro, gli imprenditori pongono in cima alla lista delle priorità la gestione comune dei flussi migratori, indicata da quasi il 46% dei partecipanti all’indagine. Per gli imprenditori, inoltre, il rilancio del progetto europeo non può prescindere dalla definizione di una politica fiscale comune, che elimini o attenui i regimi fiscali nazionali vantaggiosi (42,8%). A seguire, figurano le politiche comuni per favorire la crescita e la competitività delle imprese (31,9%) e una maggiore attenzione riguardo ai cambiamenti climatici e alla prevenzione dei dissesti idrogeologici (28,9%).