Essere artigiani di lavoro, di società e di pace. È quanto ha chiesto alla platea il presidente della Conferenza Episcopale italiana, cardinal Matteo Maria Zuppi, intervenendo oggi all’Assemblea nazionale della CNA. Essere artigiani, secondo Zuppi, è un’esperienza creativa proprio perché l’artigiano, usando le mani, crea. Nell’era dell’intelligenza artificiale, che a sua volta produce con l’esistente e con le alchimie degli algoritmi, la capacità dell’uomo di immaginare e realizzare può continuare a fare la differenza.
“L’artigiano rappresenta il saper fare – ha chiarito – l’unione dei due verbi, il sapere e il fare, mette insieme la conoscenza e la manualità, il cervello e le mani, passando sempre per il cuore. Nell’artigiano vediamo riassunte tutte queste caratteristiche e per questo voi siete portatori di sapere pratico non meno importante di quello intellettuale”.
Una concezione distorta dell’uomo, secondo Zuppi, ha portato a considerare il lavoro manuale meno nobile rispetto allo studio. “Niente di più falso – ha rilevato il presidente della Cei – anche perché gli artigiani studiano eccome e poi mettono insieme creatività e applicazione”
“Vi devo tuttavia chiedere tre cose – ha aggiunto – ossia di essere artigiani di lavoro, della società e della pace. Cosa vuol dire artigiani del lavoro? Significa mettere al servizio di tutti la vostra capacità di creare lavoro. La creatività nel mondo del lavoro non è scontata, ma essa va educata con un atteggiamento propositivo nei confronti della vita e del mondo. Non ci si deve rassegnare a vedere tanti adolescenti che non studiano né lavorano, depressi, ripiegati su stessi, interiormente spenti. È per questo che voi potete avere un ruolo decisivo”.
“Vi chiedo anche di essere artigiani della società e artigiani della pace – ha continuato – la nostra Costituzione stabilisce che ci sono tante forme di partecipazione al bene comune. E quando ci si unisce si fa del bene anche agli altri. Dobbiamo smettere di pensare solo a noi stessi, al proprio piccolo, oppure, a esempio, a non avere cura dell’ambiente, anch’esso un bene comune. Anche l’artigiano può fare scelte in linea con l’ambiente che mitigano l’impatto sui cambiamenti climatici. In questo senso serve un investimento per realizzare le comunità energetiche sui territori”.
Per ultimo Zuppi ha chiesto agli artigiani di essere protagonisti della pace. “Il vostro lavoro può rappresentare un vero e proprio alfabeto di pace – ha fatto appello – Papa Francesco, non a caso, ha usato la metafora del lavoro artigiano proprio per descrivere cosa bisogna fare davanti alle immani tragedie di guerra a cui oggi assistiamo impotenti”. Il Papa ha, infatti, ha usato l’espressione essere ‘artigiani di pace’. “Voi – ha concluso Zuppi – potete rappresentarci che cosa significa diventare artigiani di pace attraverso il coinvolgimento in prima persona, grazie a gesti ordinari, abituali e di riconciliazione”.